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Lettere a Ristretti Orizzonti: Ilaria Cucchi seduta accanto me a "Cominciamo bene"
Patrizia Tellini (Redattrice di "Ragazze Fuori", giornale della ex Icam femminile di Empoli)
Fonte: Ristretti Orizzonti, 29 gennaio 2010
29 gennaio 2010

Il suo viso così chiaro, apparentemente sereno, tranquillo, non lasciava intendere. Ma quegli occhi azzurri come il cielo, raccontavano una profonda pena. Un dolore forte, indescrivibile, lacerante, sordo, cupo, come il buio della notte che porta da quel giorno dentro al suo cuore. È Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, il ragazzo che è stato ucciso prima dell'avvio del processo. Il ragazzo che da molti di poi viene nominato, scritto su ogni parete di muro di città, ricordato come uno degli ultimi che in quanto tale è stato ammazzato.

Costretto in carcere per reati legati alle sostanze stupefacenti, Stefano è stato massacrato di botte dagli agenti e lasciato morire, abbandonato, senza cure. Il suo volto compatto, attento, lasciava trasparire tutta la rabbia, l'odio per non essere riuscita a strapparlo dalle mani dei suoi aguzzini, a cui era stato affidato, i quali dovrebbero comunque tutelare le vite dei detenuti. Come fossero una famiglia. Appena la vidi rimasi un attimo a pensare "no mi sbaglio, non è lei"; poi la presentazione ed il riconoscimento. La sua storia di lotta quotidiana, non è destinata alla resa. E mentre ho raccontato la mia storia, ricordando poche gioie e tanto dolore, lei mi diceva che ero stata bravissima e che ero un esempio di come può tornare alla vita, quella vera. Non meritavo la sua attenzione.

Forse anche lei sperava che suo fratello potesse fare un percorso di recupero, di reinserimento. Troppo tardi. Adesso è tutto inutile. Stefano non c'è più e come le tante cose che non vanno in Italia, i responsabili non saranno mai assegnati alla giustizia, anzi!. Quelle bestialità esistono, vengono praticate tutti i giorni, ma nessuno ne parla; nessuno scrive ai giornali, neppure ai propri familiari che sanno sempre "dopo" quello che accade laggiù.

C'è paura. Sei un infame. Dietro a quelle mura ci sono vite umane, che hanno sbagliato, ma che devono comunque scontare dignitosamente e nel rispetto dei propri diritti, la pena, perché il detenuto ha anche dei diritti oltre ai doveri. E tutti questi fenomeni di razzismo, xenofobia, paura del diverso a noi, sembrano aumentare. Troppi morti, troppi suicidi, troppe bocche cucite. Parlare di carcere è sempre stato scomodo, in ogni caso.

Non porta nessun voto, non è un guadagno. Si parla solo di certezza della pena, come si dovesse tornare alla pena di morte. E quindi meno se ne parla e meglio è. Adesso siccome la situazione è drammatica, il "piano carceri" risolverà tante questioni, a dir loro. Io ci sono stata là dentro e se non abbracciavo il programma di custodia attenuata, forse non sarei qui ancora a scrivere. Ciao Ilaria, quando vuoi. Patrizia