Rete Invibili - Logo
il 16 gennaio in piazza per sapere chi uccise Marcello Lonzi
Marco Maria Pagliaro
Fonte: www.rivistaonline.com, 14 gennaio 2010
14 gennaio 2010

È l'11 luglio 2003 quando Marcello Lonzi, 29 anni, muore nel carcere di Livorno. Secondo l'autopsia la morte sarebbe avvenuta per cause naturali ma la signora Maria Ciuffi, madre di Marcello, ritiene sia conseguente ad un violento pestaggio e decide di presentare una denuncia a seguito della quale il giudice Roberto Pennisi apre un fascicolo, contro ignoti, per omicidio. Tra poco dovrebbe svolgersi il processo ma la signora Ciuffi teme che il tempo trascorso possa nuocere all'accertamento della verità.

Da quella calda giornata di luglio di quasi sette anni fa si sono verificate tante, troppe, morti misteriose alle quali lo Stato non ha saputo o voluto dare risposte esaustive. Ecco perché si ritroveranno a Livorno, sabato 16 gennaio, i parenti di Carlo Giuliani, Manuel Eliantonio, Niki Gatti, Aldo Bianzino, Federico Aldrovandi, Riccardo Rasman, Giulio Comuzzi, Davide Grigion, Stefano Cucchi, Stefano Frapporti e l' Associazione familiari e amici di Fausto e Iaio. Il corteo partirà da Piazza della Repubblica e attraverserà la vie principali della città fino a raggiungere il centro cittadino e il palazzo comunale.

Un appuntamento importante al quale non mancheranno i parenti di uomini e donne che, in situazioni diverse, sono stati "consegnati" nelle mani di rappresentanti dello Stato i quali, in spregio alla norme che erano tenuti ad osservare, si sono comportati da carnefici. Occorre sottolineare che i casi più recenti sono stati riaperti grazie al coraggio dei genitori i quali, grazie al web, hanno raccolto prove e testimonianze rivelatesi utili ai fini delle inchieste.

Tra i casi più eclatanti, dopo il pestaggio di Stefano Cucchi, ricordiamo quello di Francesco Mastrogiovanni spirato a soli 58 anni, alle 7,20 di martedì 4 agosto per un infarto causato da edema polmonare, esattamente quattro giorni dopo il suo ricovero (Tso) presso l'ospedale San Luca di Vallo della Lucania. Dall'autopsia sono emersi particolari che definire inquietanti è poco. Il cadavere del maestro cilentano presenta diversi lividi sul corpo e ferite profonde dovute ai lacci utilizzati per legargli polsi e caviglie durante la lunga e ingiustificata contenzione. Sulla cartella clinica non c'è traccia alcuna del provvedimento di contenzione. Quattordici, fra medici e infermieri, finiscono sotto inchiesta perché "il maestro più alto del mondo", come lo chiamano i suoi scolari, non è solo. Intorno al suo cadavere tanti amici e parenti, gli stessi che a Livorno chiederanno verità e giustizia per tutti.