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Cagliari: suicida detenuto di 62 anni è il secondo caso nel 2010
Fonte: L'Unione Sarda, 7 gennaio 2009
7 gennaio 2010

Ieri mattina era di ottimo umore e scherzava con gli agenti della polizia penitenziaria. Ha pranzato e si è riposato. Alle 16,30 è entrato in bagno e si è impiccato. Celeste Frau, 62 anni di Uta, stava scontando una condanna a 12 anni per rapina aggravata. Secondo i giudici di primo e secondo grado era uno dei tre malviventi che, volto coperto e armi in pugno, nel marzo del 2007 avevano rapinato Mauro Guidi, rappresentante di gioielli mentre rientrava nella sua villetta a Poggio dei Pini. La condanna inflitta in Tribunale nel 2007 era stata confermata ai primi di dicembre dalla Corte d'appello.

Celeste Frau era in cella con altri tre detenuti. Che non vedendolo uscire dal bagno si sono allarmati. Quando si sono affacciati, hanno visto il suo corpo penzolare dalla finestra. Aveva annodato le lenzuola. Non ha lasciato un biglietto né, che risulti, ha mai manifestato con alcuno intenti suicidi.

La vittima era una vecchia conoscenza del direttore di Buoncammino, Gianfranco Pala. Che definisce la sua morte "imprevista ed imprevedibile". Frau, riferisce Pala, "aveva passato buona parte della sua vita in galera e non era depresso. Aveva un ottimo rapporto con i detenuti e con gli agenti. Semmai aveva problemi cardiaci e per questo era seguito con particolare attenzione dai medici". Aggiunge, Pala, che i compagni di cella sono rimasti molto colpiti.

Il suo avvocato, Erika Dessì si dice "affranta". "Ero fermamente convinta della sua innocenza, ha commentato ieri. "Frau è stato condannato perché a casa sua sono stati trovati alcuni gioielli della rapina. Ma il suo telefono all'ora della rapina aveva agganciato una cella di Assemini, dove risiedeva. Dopo la pubblicazione della sentenza mi sarei battuta in cassazione per farlo assolvere". Poco dopo la sua morte, in carcere è arrivato il sostituto procuratore Gilberto Ganassi. Nelle prossime ore deciderà se disporre l'autopsia.


Caligaris (Sdr): suicidio effetto del degrado delle carceri


"Le condizioni di sovraffollamento e il numero inadeguato di agenti di polizia penitenziaria sono le principali cause del disagio nelle carceri italiane. Il suicidio di Celeste Frau (che si è tolto la vita ieri mattina a Buoncammino, ndr) rappresenta l'ennesimo tragico documento umano di sconfitta per tutti". Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione "Socialismo Diritti Riforme", che proprio nella mattinata di ieri ha effettuato con i volontari i colloqui con i detenuti nella Casa Circondariale cagliaritana.

"Quando il numero dei detenuti cresce in maniera esponenziale - sottolinea - è molto difficile tenere sotto controllo l'inevitabile disagio che peraltro aumenta a dismisura nelle Festività. A Buoncammino sono stati superati abbondantemente i limiti di guardia e dentro le celle si moltiplicano le difficoltà con altissimi rischi di episodi di autolesionismo. A fronte di oltre cinquecento detenuti si registra un numero di Agenti inadeguato. Mancano infatti 70/80 unità per garantire la sicurezza e prevenire episodi drammatici. Né si può ignorare che le condizioni di salute di molti detenuti sono gravi e che l'inattività moltiplica il senso di inutilità dell'esistenza".

"Il sovraffollamento - afferma ancora l'esponente socialista - è una pena aggiuntiva alla mancanza di libertà. Limita l'azione degli educatori, condiziona l'operatività delle figure professionali interne alla struttura e quella dei volontari. Impedisce di svolgere le attività indispensabili per il recupero dei cittadini privati della libertà. Spesso i detenuti dissimulano i momenti di grave difficoltà con un'apparente serenità che solo la professionalità e la sensibilità degli Agenti, le persone più prossime a loro, il più delle volte riescono a percepire intervenendo preventivamente".

"È tempo che il Governo, il Ministero della Giustizia e il Dap - conclude Caligaris - assumano una risoluzione positiva al problema sicurezza. Il sistema penitenziario va rivisto. Occorrono investimenti per creare una rete interistituzionale interna ed esterna. È indispensabile un coordinamento delle azioni rieducative e di prevenzione. In questo modo si creerebbero posti di lavoro e l'infrastruttura dei servizi ridurrebbe drasticamente la recidiva a vantaggio della vera sicurezza".