Quarto suicidio nelle carceri italiane dall'inizio dell'anno: Giacomo Attolini, 49 anni, detenuto comune nel carcere di Verona, si è impiccato utilizzando una maglietta legata alle sbarre della finestra del bagno in cella. L'uomo - secondo quanto si è appreso - si è tolto la vita nella tarda sera di ieri, attorno alla mezzanotte.
In otto giorni, dunque, sono già quattro i detenuti che hanno deciso di farla finita: il 2 gennaio, ad Altamura (Bari) si è ucciso Pierpaolo Ciullo, 39 anni: tre giorni dopo si è impiccato nel carcere Buoncammino di Cagliari, Celeste Frau, 62 anni; ieri sera, nel supercarcere di Sulmona è stato trovato senza vita Amato Tammaro, 28 anni, di ritorno in cella dopo un permesso premio; sempre ieri sera, infine, il suicidio a Verona di Attolini.
Era accusato di omicidio premeditato Giacomo Attolini, 48 anni, il pizzaiolo di origini siciliane, ma residente a Villafranca di Verona, che questa notte si è impiccato alle sbarre dell'infermeria nel carcere di Montorio (Verona).
Attolini era in carcere dal 29 marzo scorso dopo avere sparato e ucciso a Mozzecane (Verona) Andrea Sutik, 25 anni, romena, e ferito il marito Tiberio, 23. L'uomo era stato denunciato dieci giorni prima per violenza sessuale ai carabinieri dalla giovane donna, che aveva lavorato nella sua pizzeria a Villafranca. La donna aveva raccontato ai carabinieri che Attolini l'aveva trascinata in una stanza della sua pizzeria, scaraventandola su un letto e cercando di violentarla.
"Piuttosto che restare sette anni in galera per la denuncia che avete fatto vi ammazzo, faccio la galera per qualcosa", aveva detto il pizzaiolo prima di sparare ai due davanti al figlio di 5 anni della coppia, residente a Roverbella (Mantova). L'incontro era stato chiesto dallo stesso pizzaiolo - che sosteneva di essere stato vittima di una estorsione - per trovare un accordo. La donna, colpita alla testa, era morta dopo due giorni di agonia, mentre il marito, ferito all'addome, era stato dimesso dopo pochi giorni di degenza in ospedale.
Nella perizia depositata in Tribunale lo scorso novembre lo psichiatra incaricato dal Gip lo aveva ritenuto in pieno possesso delle facoltà mentali: uno "stato emotivo-passionale" avrebbe dato origine al gesto omicida.
Aveva già tentato uccidersi
"Una morte annunciata, che poteva essere evitata": non ha dubbi l'avvocato Guido Beghini, difensore di Giacomo Attolini, il pizzaiolo di Villafranca (Verona) che si è impiccato nel carcere di Montorio. "Purtroppo non sono affatto sorpreso di quello che è successo. Attolini era in infermeria non a caso: aveva già tentato di uccidersi e mi avevano assicurato che era sottoposto ad una sorveglianza molto stretta".
Il legale racconta che "era stato privato delle lenzuola e di ogni altro materiale che potesse consentirgli un gesto estremo. Si è strappato la maglia e si è impiccato approfittando di un cambio di turno". Il difensore del pizzaiolo che il 29 marzo 2009 sparò e uccise Andrea Sutik, 25enne romena che lavorava nel suo locale come donna delle pulizie e che lo aveva denunciato per violenza sessuale, sottolinea che "la partita non era chiusa".
"L'indagine era ancora aperta - prosegue - avevo chiesto un nuovo interrogatorio a fine mese, anche perché attendevo la perizia di parte per il riconoscimento della semi-infermità mentale". "Avevo visto il mio cliente l'ultima volta prima di Natale - conclude l'avvocato - non era la vicenda processuale ad affliggerlo, ma piuttosto i suoi problemi personali: pensava alla sua famiglia, alla moglie e alle figlie. È stata la vergogna ad armare la sua mano".
Uil denuncia: cadavere ancora in cella 12 ore dopo il suicidio
"Un detenuto di origine italiana, verso le 23.45 di ieri sera, si è tolto la vita impiccandosi in cella nel carcere di Verona. A 12 ore dalla morte siamo costretti a segnalare come il cadavere sia ancora in loco, non rimosso. Il personale di Polizia Penitenziaria, con pietas umana, ha solamente potuto coprire la salma con una coperta, in attesa dei rilievi da parte della Magistratura competente. Riteniamo che ogni commento a questa incredibile vicenda sia superflua e rivolgiamo un concreto pensiero di solidarietà ai nostri colleghi costretti a fare servizio con il morto in sezione".
Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Pa Penitenziari, commenta il suicidio avvenuto nel carcere veronese ieri sera e non nasconde le preoccupazioni per il futuro. "Il 2010, evidentemente, comincia peggio di come è finito il 2009. Quattro suicidi in 8 giorni sono la prova provata di un sistema penitenziario non solo incapace di garantire diritti, dignità e civiltà al personale e ai detenuti ma persino incapace di tutelare la stessa vita umana.
Non possiamo non ribadire che il passaggio parlamentare dell'11 e 12 gennaio potrebbe rappresentare un momento di svolta per il mondo penitenziario sempreché la politica voglia concretamente mettere mano alle criticità del sistema. Dopo i 70 suicidi del 2009 a questi ritmi il 2010 si candida a superare anche tale record. È necessario - conclude Sarno - che il Governo, il ministro Alfano, il Parlamento si impegnino per investimenti concreti finalizzati alla restituzione della legalità, della dignità e della sicurezza al sistema penitenziario.
Nonostante la gogna mediatica, favorita da un'Amministrazione sempre più oscurantista, il personale penitenziario garantisce, per quello che può, la tenuta del sistema. Ma siamo in prossimità del crollo psicofisico e pertanto, per evitare il tracollo e l'ingestibilità generale, occorre ridare fiato alla speranza; Non attraverso roboanti annunci ma attraverso atti concreti che si chiamano assunzioni e politica della detenzione sostenibile. In assenza di tali necessari, urgenti e improcrastinabili fatti non si potrà smettere di comunicare e commentare notizie come quella odierna".