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Milano: polemiche per il suicidio di un trans brasiliano nel Cie
Franco Vanni
Fonte: La Repubblica, 27 dicembre 2009
27 dicembre 2009

Martedì, durante la convalida del fermo, al giudice si era limitata a dichiarare: "Dimoro a Milano, non ho parenti in Italia". Nel 2007 era già stato fatto nei suoi confronti un provvedimento di espulsione, mai eseguito.

Si è tolta la vita il giorno di Natale, impiccandosi alle sbarre della sua cella. Ha usato come cappio le lenzuola della branda su cui dormiva da domenica, quando era stata portata al Cie di via Corelli perché immigrata clandestina. La trans brasiliana di 34 anni, all'anagrafe Diego Augusto Santos Costa, è morta dopo un tentativo di rianimazione. A ritrovare il corpo, alle 15.30 del 25 dicembre, è stata un'altra transessuale rinchiusa nel centro.

La morte si presume sia avvenuta due ore prima, ma si attendono i risultati dell'autopsia all'obitorio di piazza Gorini. La polizia l' aveva fermata in piazzale Lagosta, dove si prostituiva. All'arrivo in via Corelli, visto il poco affollamento del Cie, la trans era stata messa da sola in stanza. Martedì, durante la convalida del fermo, al giudice si era limitata a dichiarare: "Dimoro a Milano, non ho parenti in Italia". Nel 2007 era già stato fatto nei suoi confronti un provvedimento di espulsione, mai eseguito.

Quello di Natale è il primo suicidio nella storia decennale del centro di via Corelli. "Non pensiamo che il gesto dipenda dal fatto di essere nel Cie - dice Alberto Bruno, commissario provinciale della Croce Rossa, che gestisce la struttura - era lì da tre giorni appena, evidentemente era una scelta presa da tempo". Alla notizia della morte, le altre sei transessuali brasiliane fermate e recluse con lei si sono riunite per ore in preghiera cristiana.

"Più che arrabbiate sembravano smarrite", racconta chi le ha assiste. Descrivono la compagna morta come "una persona tranquilla": all'arrivo nel Cie avrebbe anche cercato di calmare un' altra giovane trans che, urlando e piangendo, si era opposta all'internamento. E una delle transessuali ieri pomeriggio ha avuto una crisi da stress che l'ha costretta a passare ore nel presidio medico dove il giorno prima si era invano cercato di salvare la suicida. Un tentativo di soccorso che ha impiegato sette persone, compresi i soccorritori giunti in ambulanza per portare il defibrillatore.

"La prevenzione dei suicidi per noi è una priorità - assicura Bruno - agli ospiti viene fatta incontrare una psicologa". Nella notte fra Natale e ieri una decina di militanti dei centri sociali ha protestato in via Corelli contro "una tragedia annunciata, figlia di un regime di carcerazioni illegali". La protesta si è ripetuta ieri, da parte di una ventina di attivisti dei comitati antirazzisti. L'Osservatorio sulle morti in carcere (del quale fanno parte i Radicali) ha intanto lanciato l'allarme sulla possibilità di altri suicidi: "Chi si trova nei Cie - riferisce una nota - non è formalmente detenuto, ma viene privato della libertà e non ha tutele".

Il vicesindaco Riccardo De Corato risponde alle proteste rimarcando "l'assoluta necessità" di questo tipo di struttura, "in particolare per quanto riguarda i viados brasiliani, nucleo duro della prostituzione". Il deputato della Lega Nord Marco Rondini invita a "non strumentalizzare l'episodio per parlare dei Cie come fossero lager, rischiando di fomentare l'odio contro le istituzioni". Il riferimento è alla rivendicazione anarchica della bomba all'università Bocconi del 16 dicembre scorso, che chiedeva di "chiudere i Cie". Per Andrea Fanzago, consigliere comunale del Pd, "la tragedia impone di ripensare l'organizzazione dei centri. Sono stati previsti per garantire la legalità, non per portare al suicidio".


Amico viado minaccia di uccidersi


Un viado brasiliano che si trovava rinchiuso nel Cie di Milano ed era amico di quello che si è ucciso ieri, è stato ricoverato, questa sera, per aver minacciato di togliersi la vita. L'uomo, che dopo aver urlato di volersi "fracassare la testa" e "darsi fuoco" aveva rifiutato le cure mediche, è stato soccorso comunque e ora si trova in osservazione nel reparto di Psichiatria dell'ospedale di Niguarda. Secondo quanto riferito dalla polizia il cittadino straniero, Mendoga D., 22 anni, si trovava nel centro di via Corelli dal 20 dicembre scorso ed era amico di Carlos S., di 34 anni, il connazionale che il giorno di Natale si è impiccato con un lenzuolo a una finestra. Pare che Mendoga fosse molto scosso dalla morte del conoscente.


Rondini (Lega): non è un lager


"Ancora una volta si vuole far passare queste strutture come dei lager. Le persone ospitate nei Cie, e in particolare in quello milanese, non sono affatto maltrattate e la Croce Rossa svolge un ottimo servizio rispettando la dignità di tutti, per questo mi sento di dare la mia piena solidarietà a tutti gli operatori che lavorano in via Corelli'. Lo sottolinea, in una nota, il deputato della Lega Nord Marco Rondini criticando la protesta dei centri sociali davanti al Centro di espulsione ed identificazione di Via Corelli, a Milano, dopo che ieri un viados brasiliano, Carlos, fermato il 20 dicembre e trovato senza documenti, si è suicidato impiccandosi alle lenzuola.

"Un suicidio è sempre un fatto drammatico, ma non può essere strumentalizzato politicamente in questo modo. Altrimenti - conclude Rondini - non si fa altro che alimentare quel clima di odio verso le istituzioni che, come abbiamo visto, rischia di riaprire una stagione di tensione molto pericolosa".


De Corato: no a strumentalizzazioni


"Ogni perdita di vita umana è sempre un fatto drammatico e merita rispetto. Dunque anche la morte del trans brasiliano al Cie di via Corelli. Mi auguro che l'episodio non sia cavalcato strumentalmente da coloro che chiedono la chiusura dei Cie". Lo sostiene il vice sindaco di Milano Riccardo De Corato secondo il quale, "al di là del fattore emotivo non si può non rilevare come a Milano l'insicurezza sia fortemente legata a doppio filo alla presenza dei clandestini. Solo nelle ultime 48 ore abbiamo avuto 7 arresti causati da risse tra stranieri a colpi di bottiglie di vetro e aggressioni a colpi di bastone in un call center. Ma da inizio anno sono 970 gli irregolari che hanno commesso in città reati che destano allarme sociale, furti, scippi, rapine, stupri".