Il primo pezzo di verità sulla morte di Giuseppe Saladino arriverà dall'autopsia il cui esito sarà depositato entro il 9 dicembre. Ma il legale della famiglia Letizia Tonoletti sembra escludere, per ora, l'ipotesi dei maltrattamenti in carcere, anche se rimane da spiegare l'esistenza di un ematoma sul corpo del giovane. L'ipotesi più probabile potrebbe essere quella di un abuso di farmaci, forse assunti in dosi sbagliate. L'indagine dovrà anche capire se il giovane abbia assunto droga nelle ore precedenti la morte, in particolare se lo abbia fatto nel pomeriggio quando incontrò la sua ragazza fuori dalla propria abitazione, dove era agli arresti domiciliari.
Dal carcere alcuni detenuti hanno scritto lettere a Rosa Martorano, la madre di Giuseppe Saladino. "Mi dispiace tanto per suo figlio, se vuole mi può chiedere quello che vuole - dice una delle lettere -. Io con suo figlio non ero entrato molto in confidenza, ma l'ultima volta che l'ho visto era molto contento di tornare a casa, spero che presto si possa chiarire la situazione". Un altro detenuto scrive: "Salve signora, conosco bene Giuseppe. Quando è tornato da Reggio era molto più tranquillo, poi è stato spostato in cella con Nicola, dove adesso sono io. Quando ha saputo di tornare a casa era molto contento. Nonostante sono detenuto sarò felice di farle sapere qualsiasi cosa può aiutare a fare giustizia, perché Geppo lo merita. Le faccio le mie più sentite condoglianze".
Spunta anche un suicidio sospetto, avvenuto in giugno sempre all'interno dell' istituto di via Burla, e di cui si parla oggi sulla Gazzetta in edicola. "Impiccamento atipico e incompleto, cioè con gli arti inferiori poggianti sul pavimento": così la perizia medico-legale chiesta dalla procura di Parma nell'ambito dell'inchiesta sulla morte del detenuto Camillo Bavero, 49 anni, di Napoli, trovato impiccato alle sbarre della sua cella nell'ala di isolamento del carcere il 28 giugno scorso. La procura ha aperto un'inchiesta per istigazione al suicidio e in tempi recenti ha chiesto l'archiviazione del fascicolo.
Ma la famiglia si è opposta, proprio in seguito ai risultati della perizia medico-legale commissionata dagli inquirenti. Altro elemento che suscita interrogativi è che Bavero prima del suicidio aveva ottenuto l'affidamento ai servizi sociali e stava quindi per uscire dal carcere. L'uomo, che era affetto da problemi psicotici gravi, aveva tentato il suicidio già altre volte. I familiari sostengono che, proprio sulla base di questi ripetuti tentativi di suicidio, Bavero non avrebbe dovuto essere in isolamento. Sempre nel carcere parmigiano, il 27 ottobre si è ucciso in cella Francesco Gozzi, 52 anni, affiliato alla cosca Latella di Reggio Calabria. L'uomo stava scontando l'ergastolo in regime di 41 bis e si è tolto la vita impiccandosi con una corda fatta di lenzuola.