Stefano Cucchi pestato nelle celle del tribunale di Roma, a Piazzale Clodio, prima della direttissima, e subito dopo la sentenza che ne ha disposto la carcerazione. È questa la pista seguita in queste ultime ore dalla procura di Roma. Nel frattempo la sua morte in carcere da vicenda di ordinaria malagiustizia s'è trasformata in caso di ordine pubblico.
Dopo i disordini dell'altro ieri a Roma al corteo dei centri sociali, le forze dell'ordine temono tensioni alla manifestazione del prossimo sabato 14 novembre dei gruppi di ultras delle squadre di calcio di tutta Italia contro la "tessera del tifoso".
I primi segnali che le "curve" si stanno mobilitando sulla morte dell'uomo arrestato per venti grammi di hashish ci sono già: alla partita del primo novembre Roma-Bologna è stato esposto uno striscione "Giustizia per Stefano Cucchi" seguito da cori di invettive contro carabinieri e polizia. Analoga scena il giorno prima per la partita di serie B Lecce-Empoli. La preoccupazione di polizia e carabinieri è che i dubbi ancora irrisolti sulle cause del decesso di Cucchi possano ingenerare, sabato prossimo, reazioni violente durante il corteo delle tifoserie.
A questo proposito, le indagini della procura di Roma sono alla stretta finale. Nei prossimi giorni partiranno i primi avvisi di garanzia. L'attenzione dei pm s'è concentrata sulla permanenza di Cucchi in Tribunale, alla direttissima. L'uomo vi arriva alle 9 del 16 ottobre. Fino alle 12 resta nelle celle sotto la sorveglianza della Polizia penitenziaria. Alcuni detenuti hanno già verbalizzato che in questo periodo ci sarebbe stato del "trambusto" seguito dall'intervento "sbrigativo" degli agenti. Quando Cucchi arriva in aula presenta arrossamenti sotto gli occhi (lo notano i familiari), ma si regge sulle gambe.
E dà un calcio a un tavolo quando il giudice decide di mandarlo in carcere. Inoltre, riferisce l'Arma, insulta i carabinieri. Ma al padre e all'avvocato d'ufficio non riferisce di botte. Alle 13,30 viene consegnato alla Polpen e portato nelle celle del tribunale in attesa del trasferimento a Regina Coeli. Ma qui succede qualcosa. Cade dalle scale? Viene pestato? Quel che è certo è che alle 14,05 la stessa polizia chiede l'intervento di un medico dell'Asl che referta "lesioni ecchimodiche in regione palpebrale di colore purpureo". E prende atto che Cucchi manifesta "dolore e lesioni alla regione sacrale e agli arti inferiori".
Primi indagati per "omicidio preterintenzionale"
Prime iscrizioni sul registro degli indagati della procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulla morte del geometra di 31 anni Stefano Cucchi, deceduto all'ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre dopo essere stato arrestato sei giorni prima per spaccio di sostanze stupefacente.
I pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy hanno deciso di iscrivere per il reato di omicidio preterintenzionale i nomi di chi ha avuto contatti con Cucchi dal momento dell'arresto fino al ricovero in ospedale, passando per il carcere di Regina Coeli. "Indaghiamo a 360 gradi" si è limitato a dichiarare ai giornalisti il procuratore Giovanni Ferrara, facendo intendere che gli accertamenti disposti per fare luce sul pestaggio stanno riguardando i carabinieri, gli agenti della polizia penitenziaria e i detenuti che hanno condiviso con Cucchi alcune ore di cella. I magistrati, però, stanno verificando anche se sussistano elementi per contestare l'ipotesi di omicidio colposo a carico dei medici che hanno avuto in cura il ragazzo e che potrebbero aver sottovalutato le sue critiche condizioni di salute.
Giovanardi: Cucchi drogato, è morto perché anoressico
"Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto è morto, e la verità verrà fuori come, soprattutto perché era 42 chili". Lo ha detto il sottosegretario Carlo Giovanardi, intervenuto a "24 Mattino" su Radio 24 per parlare di droga. Parlando di Cucchi, Giovanardi ha continuato: "La droga ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi il fatto che in cinque giorni sia peggiorato, certo bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così".
La famiglia del ragazzo: "Non merita repliche"
Immediata la replica della sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, dai microfoni di Cnrmedia: "A Giovanardi che fa queste dichiarazioni a titolo gratuito, rispondo semplicemente che il fatto che Stefano avesse problemi di droga, noi non l'abbiamo mai negato, ma questo non giustifica il modo in cui è morto". E conclude: "Non voglio aggiungere altro, la cosa che ha detto si commenta da sola".
La cartella clinica completa è on-line
Intanto è on-line, sui siti di abuondiritto.it, italiarazzismo.it, innocentievasioni.net, la documentazione clinica di Cucchi. "Non c'è alcun mistero sulla morte di Stefano Cucchi. Può sembrare paradossale, ma tutto è documentato e leggibile negli atti", queste sono le parole del professor Luigi Manconi riferite dall'onorevole Giuseppe Giulietti dell'associazione Articolo21.
"E si tratta di un atto di accusa che non può essere ignorato, né dalle istituzioni, né dalla politica né, per quanto ci riguarda, dai media. Per queste ragioni - prosegue Giulietti - l'associazione Articolo21 non solo ha deciso di riprendere la documentazione ma anche di chiedere a tutti i blog e a tutti i siti di linkare i video e la documentazione pubblicata.
Ci auguriamo, infine, che tutte quelle trasmissioni che hanno trovato il tempo e lo spazio per dedicare ore ed ore di trasmissioni ai delitti di Cogne, di Perugia, di Garlasco vogliano finalmente dedicare analoghe attenzione alla vergognosa vicenda di Cucchi o a quella già dimenticata di Aldo Bianzino o alla restituzione della memoria e della verità alla famiglia Aldrovanti di Ferrara, la cui vicenda per molto tempo fu circondata da un silenzio complice ed omertoso. Comprendiamo che si tratti di "delitti più scomodi" e meno utilizzabili all'industria della paura ma non per questo si può fingere di non vedere, di non sentire e di non sapere".
Le parole di Giovanardi hanno però scatenato immediatamente la reazione dell'opposizione. "Il sottosegretario Giovanardi si dovrebbe vergognare delle sue affermazioni, palesemente false, sulla morte di Stefano Cucchi. Le sue parole sono sconcertanti e dimostrano che non ha rispetto per la verità dei fatti, per le istituzioni, per le forze dell'ordine e per il dolore della famiglia. Per questo si deve dimettere" ha sottolineato il capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera Massimo Donadi.
"Di fronte ad un caso come quello di Stefano Cucchi, su cui è indispensabile ed urgente fare chiarezza quanto prima, le parole del sottosegretario Giovanardi sono il peggio che certa politica possa esprimere al cospetto di una tragedia umana su cui gravano dubbi e sospetti di responsabilità esterne" ha sottolineato invece Roberto Giachetti del Pd.