Sull'onda del caso di Stefano Cucchi, il trentunenne romano arrestato per il possesso di una ventina di grammi di droga e deceduto in carcere, si riaccende il caso di un altro ragazzo morto in prigione a 29 anni, l'11 luglio 2003: Marcello Lonzi. La madre della vittima, Maria Ciuffi, ha sempre sostenuto che suo figlio morì in seguito a un pestaggio in cella, mentre la prima inchiesta della procura si chiuse nel 2004 affermando che Lonzi fu stroncato da un infarto. Le foto del cadavere sono impressionanti: presentano un corpo pieno di striature viola, ferite, ecchimosi. Che secondo la prima inchiesta erano dovute alla caduta dopo il malore e ai tentativi di rianimazione. Ma da due anni la procura livornese ha avviato una nuova indagine per fare luce sul caso.
Ora Maria Ciuffi scrive al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che proprio domani riferirà in Senato sulla misteriosa morte di Cucchi. "Dopo la morte di mio figlio - scrive la madre al Guardasigilli - non ci fu tanto chiasso come si sta facendo adesso per il caso Cucchi". "Oggi - prosegue Maria Ciuffi - dopo sei anni e mezzo e un'archiviazione per morte naturale si sta arrivando all'omicidio (la seconda inchiesta della magistratura livornese è ancora in corso, le persone indagate sono tre, ndr)". Perché tutto questo tempo?, chiede la signora Ciuffi, che ha dedicato questi anni a combattere perché sulla morte di Marcello fosse fatta piena luce.
"Non parlo solo per mio figlio - conclude la lettera - ma in questi giorni ho letto sul Messaggero che una sorella si lamentava perché suo fratello morto in carcere era stato dimenticato. Per Aldo Bianzino (morto nel carcere di Perugia a 44 anni il 14 ottobre 2007, ndr), e per tutte quelle madri che non hanno avuto come me lo stesso trattamento che viene riservato al caso Cucchi".