Una consulenza in tempo record quella redatta, su mandato di Maria Ciuffi, dalla dottoressa medico legale Susanna Gamba. Una professionista che ha lavorato anche di recente con i Ris di Parma e alla quale la mamma di Marcello Lonzi aveva chiesto di redigere una relazione in base al materiale fotografico inerente all'autopsia del figlio. Foto shock che mostrano in tutta la loro violenza visiva il corpo martoriato da ecchimosi di Marcello Lonzi, trovato privo di vita la sera dell'11 luglio all'interno del carcere delle Sughere di Livorno. «I suddetti segni», si legge nella perizia medico legale, «hanno l'aspetto di ecchimosi di forma allungata con interposte aree di pallore cutaneo, che possono corrispondere ad almeno due lesioni specifiche». Lettere chiare, frasi nette e decise del medico legale che non si nasconde davanti all'evidenza fotografica fornita dalla madre di Lonzi. La perizia poi si conclude sottolineando come «sulla base dei segni presenti sul dorso potenzialmente interpretabili come lesioni, non è possibile escludere che poco prima del decesso Lonzi abbia subito un'aggressione da parte di terzi e che, anche se la morte si è verificata attraverso un meccanismo naturale di aritmia cardiaca, questa abbia trovato una concausa nella situazione di stress psico-fisico iperacuto vissuta da Lonzi». La dottoressa Susanna Gamba in sostanza sposa anche la tesi accusatoria del pm Giaconi che sta tessendo da qualche mese a questa parte: ovvero la possibilità che l'evento morte non sia diretto e strettamente collegato a lesioni e botte ma che il cuore in realtà si sia fermato a seguito di un picco di stress psico-fisico. Maria Ciuffi però non si arrende e continua a lottare per ottenere la verità. «Dopo sei anni come è possibile negare ancora l'evidenza dei fatti», commenta la mamma di Marcello Lonzi, «questa inchiesta si trascina da troppo tempo. Se il prossimo martedì, quando mi riceverà il pm Antonio Giaconi, non avrò delle notizie rassicuranti sull'andamento dell'indagine farò nuovamente lo sciopero della fame davanti all'ingresso del tribunale».