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«Stefano è caduto». Ma Alfano non convince
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 29 ottobre 2009
29 ottobre 2009

Stefano Cucchi era bloccato a letto, cateterizzato, nel cosiddetto "repartino", il padiglione penitenziario del Pertini. C'era arrivato già tumefatto, confermano fonti dell'ospedale romano, assicurando però che avrebbe ricevuto «le cure mediche del caso». Tuttavia i medici non sarebbero «mai venuti a conoscenza delle richieste dei familiari» di avere notizie del ragazzo ricoverato cinque giorni prima della morte. Perché la polizia penitenziaria - il repartino è una dependance del sistema carcerario - avrebbe fatto muro? Uno dei troppi misteri di questa vicenda. Cucchi, 31 anni, era stato arrestato dai carabinieri, per possesso di «poca roba», marijuana o hashish, la notte del 15 ottobre. Camminava sulle proprie gambe e aveva la faccia pulita. La mattina successiva, all'udienza per direttissima, aveva gli occhi pesti e la faccia gonfia. Altro mistero. Era epilettico e voleva andare in comunità ma il giudice l'ha sbattuto in carcere per poca roba. Altro mistero. Quella mattina, quando s'accorse di essere difeso da un legale d'ufficio, suo padre lo sentì chiedere ai carabinieri perché non fosse stato avvisato il suo legale di fiducia. Altro mistero. Era dolorante e malfermo. Lo ha visitato un medico nell'ambulatorio della Città giudiziaria - l'ha confermato Alfano - e poche ore dopo anche il medico di Regina Coeli lo avrebbe spedito subito dopo la matricola (foto e impronte) in un pronto soccorso. E' il 16 ottobre. A Cucchi viene riscontrata la frattura di un paio di vertebre. Il ministro Alfano, guardasigilli, rispondendo alle interrogazioni, tira in ballo la storia che se le sarebbe rotte cadendo dalle scale. Quali scale? Ma i familiari insistono: camminava sulle sue gambe. «Se mio fratello è caduto - ripete Ilaria - mi spieghino come e dove e che cosa è successo dopo la caduta. E vorrei che qualcuno mi spiegasse i segni sul viso e sul corpo». L'autore del lodo salvapremier giura che seguirà con attenzione la vicenda di quella che chiama «presunta morte naturale». La procura, finalmente, indaga. Quel venerdì, però, anziché restare 25 giorni al Fatebenefratelli, Cucchi firmò verso mezzanotte per tornare in galera. Anche questo è un buco nero. La mattina del sabato verrà rispedito in ospedale - come diamine avrà fatto a sopportare quel dolore senza farne parola coi genitori che pure vide la notte del'arresto e la mattina dell'udienza? - ma al Fatebenefratelli non ci sarebbero stati piantoni a sufficienza. Perciò Stefano finisce al repartino. Ma con quale codice? Perché il repartino - una sorta di macchina mangiasoldi della sanità pubblica - non è dotato di strumenti per la rianimazione e per altre emergenze. Perché stava lì? La prima autopsia, oltre al viso «come bruciato», gli occhi pesti e uno fuori dalle orbite, parla di un polmone compresso, di sangue nella vescica e nello stomaco. «Basta con questo accanimento giustizialista nei confronti della gente comune a fronte dell'indulgenza plenaria attuata nei confronti dei più potenti», dice anche Andrea Alzetta, consigliere comunale per Action. Oggi una conferenza stampa al Senato dei familiari.