Adesso la verità la vogliono tutti, ma l'unica certezza per ora è che Stefano Cucchi, 31 anni e una vita difficile alle spalle, è morto. Forse di botte, forse per una caduta accidentale, di sicuro tra terribili sofferenze. Le foto, atroci, diffuse con coraggio dalla famiglia, hanno avuto la forza di scuotere il mondo politico e quello giudiziario, oltre a scatenare via web la rabbia di migliaia di persone che chiedono di conoscere cosa davvero è successo a quel giovane romano arrestato nella notte tra il 15 e il 16 ottobre con 20 grammi di droga in tasca. La Procura per adesso ha aperto un'inchiesta per omicidio preterintenzionale contro ignoti, e il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha espresso "pieno sostegno alle indagini" e chiesto "tempi brevi nell'accertamento della verità e dei colpevoli".
"Esprimo vicinanza alla famiglia Cucchi - ha aggiunto il Guardasigilli - e al contempo ribadisco fiducia nell'operato della polizia penitenziaria". Ma nell'accavallarsi di polemiche si profila già uno scontro tra agenti carcerari e militari. Dal suo canto infatti ministro della Difesa Ignazio La Russa, pur ammettendo di non avere ancora "strumenti per accertare" quanto avvenuto, afferma però di "essere certo del comportamento corretto dei carabinieri".
Affermazioni che hanno scatenato più di una reazione, con il Pd che parla di "scaricabarile tra ministri", mentre il Sappe, il Sindacato Autonomo di polizia penitenziaria, con il segretario Donato Capece afferma: "La Russa ha competenza sui carabinieri. Come fa a dire che non può fare indagini? Ci risulta che Cucchi sia arrivato in carcere già in quelle condizioni. Se il ministro sa qualcosa, che parli. Oppure taccia e lasci lavorare la magistratura".
In serata il generale Vittorio Tomasone, comandante provinciale dei carabinieri di Roma, rilancia: "Non abbiamo nulla da nascondere, il nostro operato sarà valutato dalla magistratura. Ma i carabinieri non hanno nulla a che fare con la morte di Stefano Cucchi e con le ecchimosi riscontrate sul suo corpo". Silenzio invece da parte del ministro dell'Interno Maroni, dietro un secco "no comment, c'è l'inchiesta in corso".
Ma la richiesta di chiarezza arriva da ogni parte. Che cosa è successo veramente a quel ragazzo fragile, anoressico, sofferente di epilessia e che pesava soltanto 43 chili? Per il segretario del Pd Pierluigi Bersani siamo di fronte ad un "fatto sconvolgente" mentre la presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro aggiunge: "Il Governo faccia tutto quanto in suo potere perché si arrivi a conoscere la verità".
Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, "è necessario accertare le responsabilità, perché chi ha sbagliato paghi". Dura l'analisi di Luigi De Magistris, europarlamentare di Idv: "Se muore un ragazzo affidato alla tutela dello Stato, la necessità primaria è quella di capire come sia stato possibile e punire i responsabili. Lo Stato non può avere paura di se stesso, allontanare queste schegge deviate è l'unica risposta". E su "Ffwebmagazine", la testata online della fondazione FareFuturo presieduta da Gianfranco Fini si legge: "Uno Stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici. Verità e legalità devono essere "uguali per tutti", come la legge".