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indagine su morte di Sami, ipotesi è omicidio colposo
di Maria Fiore
Fonte: La Provincia Pavese, 11 settembre 2009
11 settembre 2009

Si indaga per omicidio colposo. Ed è un'accusa, per il momento, contro ignoti. L'autopsia sul corpo del detenuto tunisino Sami Mbark Ben Gargi non risolve il caso. L'esame sul corpo del 42enne apre, anzi, nuovi fronti. Secondo prime indiscrezioni (i risultati saranno resi noti al magistrato solo fra qualche settimana) il detenuto, morto per una crisi metabolica, potrebbe avere avuto altre patologie - forse problemi cardiaci - solo aggravate, ma non determinate, da un mese e mezzo di alimentazione ad acqua e zucchero. Se i risultati fossero confermati, la morte del detenuto non sarebbe quindi legata direttamente allo sciopero della fame. Ma le possibilità di una "colpa" in quel decesso restano.

Da un lato riguardano l'amministrazione penitenziaria, che potrebbe essersi attivata tardivamente, segnalando il caso al magistrato solo alla fine di agosto (la protesta del detenuto era stata avviata il 17 luglio), dall'altro il personale del San Matteo che ha avuto in cura il tunisino per tre giorni, dal 2 settembre fino alla notte del 5, quando è morto. La prima domanda è: perché il detenuto è morto proprio quando il rischio era minore, visto che si trovava sotto il monitoraggio dei medici?

Secondo interrogativo: il San Matteo era adeguatamente attrezzato ad ospitare un paziente in quelle condizioni, come lo è, ad esempio, il San Paolo di Milano? I fatti dicono che il medico di Torre del Gallo, sentita la direttrice Jolanda Vitale, segnala la gravità del caso il 31 di agosto. Il tunisino va in ospedale ma viene quasi subito dimesso. Una visita psichiatrica dice che è lucido, e non può essere sottoposto a cure contro la sua volontà.

A questo punto viene interpellato il magistrato di sorveglianza, che dispone in maniera tempestiva il ricovero d'urgenza in ospedale. Fa tutto quanto è in suo potere perché il detenuto, che ha perso 21 chili ed è in condizioni psicofisiche precarie, possa essere ricoverato in una struttura attrezzata. Il detenuto torna al San Matteo il 2 settembre. Lo scopo del ricovero non è tanto quello di sottoporlo ad alimentazione forzata (non è consentito, a quanto pare, dal nostro ordinamento giudiziario), ma solo evitare il peggio, che però non è scongiurato. L'inchiesta dovrà dire perché.