Rete Invibili - Logo
Giustizia: verso il record dei detenuti suicidi dall'unità d'Italia
Fonte: Ristretti Orizzonti, 8 agosto 2009
8 agosto 2009

Suicidi in carcere in "lieve riduzione", come sostiene il Sottosegretario Caliendo? Secondo noi è esattamente il contrario, a fine anno registreremo probabilmente il numero più alto di detenuti suicidi dall'unità d'Italia.

Pubblichiamo l'articolo che segue, risalente allo scorso gennaio, anche per replicare alle dichiarazioni del Sottosegretario Giacomo Caliendo che, rispondendo ad una interrogazione sui suicidi in carcere (dei deputati Udc Roberto Rao e Michele Vietti, in Commissione Giustizia della Camera), ha affermato: "malgrado il crescente sovraffollamento, vi è stata una lieve riduzione" (dei suicidi - ndr).

Dall'inizio dell'anno ad oggi nel Centro Studi di Ristretti Orizzonti abbiamo già "registrato" (e documentato) 45 suicidi nelle carceri, ed alcuni altri casi ci sono sicuramente sfuggiti, come prova quello del detenuto nigeriano a Torino, mentre in tutto l'anno 2008 i suicidi "ufficialmente riconosciuti" furono 42.

Va detto che nel nostro dossier "Morire di carcere" lo scorso anno abbiamo documentato il suicidio di 48 detenuti, la differenza è data dal fatto che per il Ministero della Giustizia sono "suicidi in carcere" soltanto i casi nei quali il detenuto viene ritrovato già cadavere, oppure muore prima di essere caricato sulla autoambulanza: nel momento in cui il detenuto esce dall'istituto (anche se in coma profondo) scompare dalle statistiche dei suicidi in carcere.

Nel nostro Dossier invece, consideriamo "suicidi in carcere" anche i casi dei detenuti che muoiono durante il trasposto all'ospedale, oppure dopo alcuni giorni di ricovero senza riprendersi dal coma, come è successo il 12 luglio scorso, ad Imperia, per il detenuto algerino Dibe Rachid Salah. - Vedi il Dossier "Morire di carcere".


Di seguito l'articolo pubblicato da www.cronacaqui.it, il 29 gennaio 2009

(fino ad oggi questo suicidio non era stato registrato dal nostro Dossier "Morire di carcere")


L'arresto, il carcere, il suicidio. Edward Ugwoj Osuagwu, 35 anni, corriere della droga per un boss nigeriano, ad un certo punto è crollato. Ha preso uno straccio o qualche cos'altro che potesse essere utilizzato come una corda, se l'è stretto attorno al collo, e ha lasciato che il peso del proprio corpo facesse il resto. Inutili i soccorsi.

È morto in una cella del carcere in cui era richiuso. Era arrivato a Torino alla fine dello scorso aprile con un rosario, una Bibbia e la pancia piena di cocaina. Un chilo di ovuli da 10 e 25 grammi che i medici del pronto soccorso avevano faticato parecchio ad estrarre.

Doveva consegnare la droga all'organizzazione retta da Anthony Sunny Ogbonna, boss della coca nigeriano, ma gli agenti del nucleo di polizia giudiziaria dei vigili l'hanno intercettato, ed è scattato l'arresto. Era partito dall'Olanda, come quel capo che, per l'operazione ad altissimo rischio, gli aveva offerto cinquecento euro. Ogbonna, i suoi complici e Osuagwu sono finiti in carcere il 24 aprile 2007. Il corriere, qualche tempo dopo, durante il processo, si è tolto la vita impiccandosi nella cella in cui era rinchiuso.