Un anno fa si era concluso il processo penale nei confronti dell'internato che nel maggio 2007 aveva ucciso Maurizio Sinatti nell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino, dove erano entrambi rinchiusi: l'imputato aveva avuto dieci anni ed era stato trasferito ad un altro Opg. Ma per la compagna di Maurizio l'esito processuale lasciava troppe risposte inevase.
Lei aveva continuato a considerare incomprensibile, "ingiusta" quella morte: Roberta non poteva credere che un uomo di 43 anni, in condizioni di estrema vulnerabilità, fosse stato lasciato così esposto in una situazione tanto a rischio e che tutto fosse precipitato senza che nessuno fosse riuscito a proteggerlo.
Aveva saputo che era stata avviata un'inchiesta amministrativa interna, ordinata dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, e aveva sperato che non si trattasse di routine, che ci fosse la reale intenzione di andare più a fondo e spiegare realmente come potesse essere successo quel che era successo. Si era rivolta a noi, chiedendoci di aiutarla a capire che fine avesse fatto quell'inchiesta, prima sospesa - come si usa - durante il procedimento penale, e poi ripresa, chissà quando e con quali esiti. E anche Cecilia, la moglie di Maurizio, si era poi messa in contatto con noi.
Va detto che a tutt'oggi non è emerso nulla di più, ma quello che appare assurdo, in una situazione così delicata e tragica, è che nessuno riesca a darne conto: l'itinerario dell'inchiesta interna, che Antigone ha cercato di ricostruire passo dopo passo, rimane oscuro e tuttora ignoti ne restano gli esiti: dapprima ci siamo rivolti, secondo logica e competenza formale, all'Ufficio ispettivo, ma dopo un mese ci hanno risposto che la pratica giaceva alla Direzione generale del Personale; ma anche lì, dopo qualche tempo, ci hanno comunicato che era approdata a quella dei Detenuti. Poi, più nulla. Siamo a questo punto: a due anni dalla morte di un uomo non si sa se vi siano state responsabilità amministrative per quello che è accaduto.
Il mondo chiuso del carcere (chiuso per definizione, prima ancora che per vocazione dei suoi amministratori) genera frequentemente sospetti e illazioni in coloro che vi entrano in contatto. A volte, a pensar male si coglie il vero, in altre occasioni ne nascono leggende metropolitane infamanti dell'istituzione e del suo personale.
E se invece si provasse con un po' di trasparenza? Ripetiamo allora la domanda: a che punto è l'inchiesta amministrativa interna sulle circostanze in cui Fabrizio Sinatti è stato ucciso due anni fa nell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino?