Un quarto d'ora prima era stato controllato da uno degli agenti della penitenziaria addetti alla supervisione dei detenuti della sezione di Osservazione psichiatrica. Ma quando l'infermiera, giovedì alle 21, gli ha portato le medicine, era troppo tardi. Il suo corpo era ormai senza vita. Una storia triste quella di Emilio Angelini, 48 anni, originario di Ascoli Piceno: si è impiccato alle sbarre della finestra della sua cella singola usando la maglietta. Un nuovo macigno che si è abbattuto sull'istituto penitenziario dove spesso in passato si sono verificati suicidi tra i detenuti.
Recluso nel carcere di Pesaro per reati legati alla droga, era arrivato alle Sughere giovedì mattina per essere assistito all'interno della sezione speciale di Osservazione psichiatrica: aveva infatti problemi di salute mentale. Avrebbe finito di scontare la sua pena tra due anni. Già nei mesi scorsi, per lo stesso motivo, aveva trascorso un periodo in città: l'istituto delle Sughere infatti ha la caratteristica di essere dotato di questa particolare sezione.
La giornata di Emilio, giovedì, era trascorsa serenamente: gli agenti della polizia penitenziaria né i medici avevano notato niente di strano. E in base a quanto appreso, mai nel passato aveva manifestato intenzioni o messo in atto gesti di autolesionismo.
Gli inquirenti vogliono veder chiaro nel ricostruire la vicenda: gli investigatori della Mobile, coordinati dal pm Luca Masini, hanno trascorso quasi tutta la notte alle Sughere e hanno ascoltato gli agenti della penitenziaria addetti alla sorveglianza. Sul suo corpo, rimosso dal servizio funebre della Svs, la Procura ha disposto l'autopsia: vuole verificare che non ci siano state irregolarità nel controllo del detenuto.
Angelini era tornato in carcere il 2 luglio del 2008. Nel 1993 era stato coinvolto in un giro di droga insieme ad altre persone, condannate come lui tre anni dopo dal Tribunale di Ascoli. Viste le sue condizioni di salute e lo stato di tossicodipendenza, l'avvocato Felice Franchi aveva chiesto la scarcerazione.
I precedenti
Otto suicidi in cinque anni, più numerosi tentativi di togliersi la vita da parte dei detenuti nel carcere delle Sughere. Di solito i suicidi si verificano nelle case circondariali affollate per lo più da detenuti in attesa di giudizio, ma non è sempre così.
Giugno 2004: Un detenuto calabrese di 50 anni si toglie la vita. Luglio 2004: Un cinquantenne cileno si impicca in cella. Settembre 2004. A suicidarsi è un italiano di 37 anni recluso per furto. Settembre 2007. Un giovane albanese si toglie la vita e nella stessa settimana si uccide un polacco di appena 27 anni. Novembre 2008. Muore un giovane sniffando gas da un fornellino, si sospetta il suicidio. Maggio 2009. Si suicida un ragazzo di appena 21 anni. Luglio 2009. L'ultimo caso è quello di Emilio Angelini, che si è impiccato giovedì.
Ci troviamo a gestire il doppio dei reclusi...
Un sovraffollamento di quasi 170 posti: le Sughere scoppiano. Lo conferma la direttrice Anna Carmineo: "In questo momento ospitiamo non meno di 430 detenuti, a fronte di una capienza di 265 posti. È evidente che in queste condizioni siamo costretti a lavorare in condizioni particolarmente difficili".
Dopo il suicidio del detenuto di Ascoli avvenuto giovedì sera, la direttrice dell'istituto penitenziario evidenzia il problema del sovraffollamento delle carceri italiane. "Da noi - spiega Carnimeo - entrano anche persone che restano in cella solo poche ore. Il problema del sovraffollamento riguarda tutti gli istituti e noi da tempo abbiamo chiesto, senza ottenerlo, uno sfollamento".
Anna Carnimeo respinge l'accusa che alle Sughere si stia peggio che altrove: "Tra il personale e i detenuti c'è un rapporto di grande lealtà - conclude - Sono anni che non si verificano proteste. Loro riconoscono che noi svolgiamo il nostro lavoro nel miglior modo possibile anche nella difficoltà di dover gestire un numero di reclusi che è praticamente il doppio della capienza prevista".