Alle 15.30 di un venerdì soleggiato, due camerate del Cie di via Corelli 28 si sono aperte. Quelle camerate il sole non l'hanno mai visto.. viene tenuto fuori dai vestiti appesi alla finestre e l'umidità ha mangiato le pareti e i disegni che segnano i passaggi dei detenuti.
Corelli consuma e mangia 104 persone, 17 donne e il resto uomini, il reparto C dei trans è stato chiuso sia per i danni dei continui incendi sia perché "non serviva più"... Lula non fa ritornare in Brasile i suoi concittadini... Gli uomini sono nord africani... le donne dell'est europeo... Curiosa concentrazione geografica, che parla molto dei "lavori più visibili".
Corelli mastica e digerisce le persone molto lentamente... il 40% delle persone sono in quella gola da più di 2 mesi... i 20 ragazzi di Lampedusa con la convalida di gennaio, ma sbarcati a dicembre sull'isola... la ragazza del Ghana che ormai sta avvicinandosi ai 4 mesi... oppure la mamma tunisina che dopo anni nel carcere di Como da 50 giorni si domanda dove sia sua figlia... oppure il signore kossovaro con una camicia di pile che ironizza sulla sua "sciagurata" storia: 70 giorni passati nel Cie di Modena, poi un volo di qualche ora verso la Macedonia e altrettante ore di ritorno a Milano perché un kossovaro in Macedonia non può starci... e ora 69 giorni a Milano.
Corelli è una camaleontica struttura. Molto carcere, molto terra di nessuno sospesa ed arbitraria, molto reparto psichiatrico... moltissimo contenitore di rabbia. Per la prima volta abbiamo parlato tutti insieme nella camerate... Prima le donne e poi gli uomini. Strano la Tv era sintonizzata su Mtv ma le parole che abbiamo ascoltato non erano musica. C'è una ragazza moldava, sposata con un signore italiano di 34 anni, mi dice " Se mi chiudo, dentro di me muoio", è passata dal reparto psichiatrico del Niguarda a Corelli... prende dei farmaci che le fanno dimenticare la sua vita... la mamma in ospedale in Moldavia, il prestito fatto con i Nomadi, si tocca il braccio per parlarmi della mamma che vive con le flebo, si tocca gli occhi quando mi racconta del Niguarda, si mette sull'attenti quando mi racconta del suo lavoro da badante a Torino. Mi ripete, in continuazione, gocce 2 la mattina e la sera... così scandisce il suo tempo.
C'è una ragazza dai capelli neri lucenti ha fatto da poco un aborto, ha male alle ovaie, ha la febbre. È ossessionata dal suo sangue e dalle ironie sul suo stato di salute che sente in infermeria... parla, parla e poi ancora parla di non voler essere un animale... ma di fare fatica a ricordarselo. Non ti lasciano respirare per prendere ossigeno guarda la Tv in gabbia anche lei... in disparte una giovane donna albanese con occhiali rossi... È da 10 anni in Italia, ha perso il permesso di soggiorno, era a fare una passeggiata vicino a una strada frequentata molto di notte da macchine di italiani... e ora è a Corelli.
Esco e vengo fagocitata dai racconti degli uomini nord africani. Il clima è diverso, c'è molta tensione, rabbia e i racconti sono altri. Parlano di uomini arrotolati in coperta alla mattina presto per essere espulsi, parlano di botte e di continue incursioni della polizia... Non so se sia tutto vero... ma non sono un giudice... quello che so è che la mia pancia sente la loro rabbia.
Sono tutti concentrati sull'ipotesi dei 6 mesi. Spiego l'iter legislativo, sanno, loro vedono la Tv... ma i giorni si accumulano... la loro storia collettiva di paura è rappresentata dai 15 ragazzi di Lampedusa... dal 29 di gennaio scritto su 15 carte ...e dalle dita su cui contano i mesi.
La loro rabbia sono le 10 sigarette che non arrivano mai e l'impossibilità di poter acquistare. Per riscuotere soldi, attraverso bonifici postali di parenti e amici, ora da un mese, non basta più la delega alla Croce Rossa per il ritiro, ci vuole il codice fiscale e la carta di identità... richieste impossibili per uno che sta in Corelli. Ecco la loro rabbia e vita.