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Venezia: due agenti indagati per suicidio detenuto marocchino
Fonte: Il Gazzettino, 26 marzo 2009
26 marzo 2009

Ipotizzato l'omicidio colposo nei confronti del responsabile delle guardie e di un ispettore per omessa vigilanza dopo un primo tentativo.

Due indagati per il suicidio di un ventisettenne di nazionalità marocchina, avvenuto nel carcere di Santa Maria Maggiore lo scorso 6 marzo. Il sostituto procuratore Massimo Michelozzi ipotizza il reato di omicidio colposo nei confronti del responsabile delle guardie penitenziarie, nonché dell'ispettore in servizio nel settore in cui si trovava il detenuto, in relazione a possibili carenze e omissioni nella sua sorveglianza.

Le indagini coordinate dalla Procura di Venezia hanno portato ad accertare, infatti, che il giovane aveva tentato di suicidarsi già una volta, circa mezz'ora prima. Nel primo caso gli agenti di polizia penitenziaria erano riusciti ad intervenire per tempo, salvandogli la vita.

A questo punto il detenuto era stato sistemato in una cella da solo, senza alcun suppellettile, per evitare che potesse ripetere il tentativo. Ciò nonostante, il giovane ha ridotto la coperta in sottili strisce, con le quali è riuscito ad impiccarsi. Il pm Michelozzi contesta ai responsabili della vigilanza del carcere di non aver predisposto alcun tipo di sorveglianza preventiva, in particolare nei momenti immediatamente successivi al primo tentativo di suicidio.

Nei scorsi giorni sono stati interrogati gli agenti di polizia penitenziaria in servizio quel giorno, e sono stati ascoltati anche il responsabile delle guardie e l'ispettore (ve ne sono in servizio tre ogni giorno) che aveva la responsabilità del settore nel quale si trovava detenuto il tunisino.

Il ventisettenne stava scontando a Venezia una condanna per reati collegati allo spaccio di sostanze stupefacenti ed era arrivato in laguna da poco tempo dopo essere stato in una struttura a Reggio Emilia.

L'episodio di suicidio va inquadrato in una situazione che, all'interno del carcere di Santa Maria Maggiore, è al limite dell'insopportabile. Pochi giorni prima della morte del detenuto, la Cgil aveva denunciato gravi problemi all'interno del penitenziario, dovuti innanzitutto al sovraffollamento da parte di detenuti, e in particolare alla presenza di ben 22 etnie differenti.

Secondo i dati forniti in quella occasione dal segretario provinciale del sindacato, Salvatore Lihard, l'organico è fortemente carente e mancano una sessantina di agenti di polizia penitenziaria nella sezione maschile e una ventina in quella femminile. Numerosi agenti sono impiegati per il trasporto dei detenuti nei vari tribunali per le udienze di convalide e per i processi e così ad occuparsi dei quasi 300 detenuti ospitati nel carcere veneziano si ritrovano spesso un numero insufficiente di agenti.