Una vita tra delinquenza, carcere, reati piccoli e grandi, persino la veste di pentito, ma pentito di seconda fila. Una vita che probabilmente Marcello Russo, 38 anni, vogherese, avrebbe avuto una gran voglia di riscrivere, o almeno di riavere nelle mani.
Invece è morto, a quarantacinque anni, nella sua cella del carcere di Prati Nuovi, ucciso - probabilmente - dal gas di una bomboletta di quelle che i detenuti utilizzano per cucinare o per farsi un caffè in cella. Non sarebbe suicidio, secondo le prime notizie filtrate dal carcere di Voghera, forse solo un incidente avvenuto in cella. In ogni caso la procura della Repubblica ha immediatamente aperto un'inchiesta.
Un po' perché è la norma, un po' perché sul tavolo del magistrato, l'altro ieri, è arrivata alla nostra redazione una lettera firmata da quattordici detenuti, compagni della sezione nella quale c'era anche Marcello Russo, nella quale si denunciano presunte responsabilità dell'amministrazione penitenziaria. In buona sostanza, lasciano capire esplicitamente che ci sarebbe stato un omesso controllo, una sottovalutazione del rischio che correva Russo nell'utilizzare quel gas e quella bomboletta in cella.
"Posso solo confermare, purtroppo, la morte di Marcello Russo - dice il direttore del carcere, Paolo Sanna -. Per il resto, preferisco non commentare la vicenda poiché sono in corso gli accertamenti della magistratura". La dinamica del fatto, avvenuto lunedì pomeriggio scorso ma reso noto solo ieri, sarebbe la seguente, in sintesi. Marcello Russo è in cella, probabilmente da solo. Si chiude nel bagno per "sniffare" gas dalla bomboletta, una sorta di "sballo" artigianale abbastanza consueto nelle carcere.
Sacchetto di plastica in testa per trattenere il gas, dentro il tubo di gomma, e poi si respira. Un "gioco" pericolosissimo, che stavolta finisce male. Secondo il racconto dei detenuti, uno di loro avrebbe visto o scorto Russo a terra, in bagno, privo di vita, ed avrebbe dato l'allarme. Immediato l'intervento degli agenti di polizia penitenziaria, che hanno chiamato il 118 e avvertito il direttore Sanna.
Purtroppo, non c'era nulla da fare. Marcello Russo era morto. Sulle responsabilità di questo che appare essere un tragico incidente, indagherà la magistratura. Ed è impossibile, per ora, formulare ipotesi. Si può però far riferimento, ancora, alla lettera. Secondo i detenuti "non è stata applicata nessuna forma di prevenzione per impedire al Russo di continuare a far uso di gas, anzi gli venivano fornite bombolette e fornello". Non solo. "Il nostro intento - scrivono i detenuti - è di far conoscere delle realtà sconcertanti che spesso vengono nascoste o camuffate in modo da evitare responsabilità dirette".
È anche vero che vietarne l'uso, per un detenuto, è davvero un provvedimento molto pesante e che taglia di molto la già poca libertà che si ha in carcere. Nello stesso tempo, il ministero della Giustizia aveva da tempo sottolineato i rischi per i detenuti nell'uso di tali bombolette. Comunque sia stata utilizzata, quella bomboletta sembra aver ucciso Marcello Russo. Lo ha ucciso in carcere, quel luogo dove, aveva raccontato lui stesso, si trovava meglio che fuori, in città. Era, per lui, la sua casa. Forse anche per questo è difficile pensare al suicidio.