Testimoni riacciuffati in "zona cesarini" dal tribunale che li ha ammessi attraverso l'articolo 507 del codice di procedura penale, dopo aver dichiarato inammissibile la lista presentata dal pubblico ministero che non aveva indicato - come prevede il codice pena l'inammissibilità della lista - su quali circostanze avrebbero dovuto riferire.
E così, il processo per le presunte violenze perpetrate da alcuni agenti penitenziari nei confronti di un gruppo di detenuti del carcere di Mamone, si riappropria di undici testi la cui audizione è stata ritenuta indispensabile dai giudici (presidente Morra) per potersi pronunciare su una brutta pagina vissuta nella casa di reclusione all'aperto.
Ieri il tribunale all'esito dell'istruttoria dibattimentale del tutto orfana di contributi testimoniali ha deciso appunto di ricorrere all'articolo che rimette in corsa i testimoni, in un dibattimento che finora in aula ha prodotto il nulla totale. I testimoni dovranno comparire il 9 giugno su fatti che, eventualmente appurati, sarebbero di una gravità estrema.
Gli imputati sono otto. Le accuse, per gli imputati, sono ai confini con l'intolleranza religiosa: nel 2002 alcuni detenuti musulmani (di nazionalità marocchina e tunisina) sarebbero stati costretti a baciare la statua della Madonna e a omaggiare la bandiera italiana. Gli imputati hanno sempre respinto queste terribili imputazioni. Sono Bachisio Pira, Efisio Torazzi, Antonio Sanna, Salvatore Pala, Piero Sulas, Marco Pitzalis, Giovanni Mazzone e Natalino Ghisu.