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questione immigrati, "buco nero" della democrazia
Giusto Catania
Fonte: Liberazione, 19 febbraio 2009
19 febbraio 2009

Lampedusa è una falsa emergenza. Anzi, è una emergenza costruita per amplificare il clima di ostilità nei confronti degli stranieri, per attuare le politiche xenofobe e razziste previste dal pacchetto sicurezza, per agitare gli istinti etnocentrici della base elettorale della Lega Nord, per fomentare un clima da caccia alle streghe in tutto il Paese.

Lampedusa è l'altra faccia della medaglia delle ronde padane, dei decreti anti-rumeni, del costante clima di criminalizzazione dei migranti che sta caratterizzando la politica italiana.

Quello che è avvenuto ieri dentro il centro di identificazione ed espulsione di contrada Imbriacola era ampiamente prevedibile e i tentativi di suicidio dei giorni scorsi erano un campanello d'allarme che, colpevolmente, i responsabili della struttura hanno minimizzato, etichettandoli come sceneggiate, messe in scena di una banda di tunisini senza scrupoli che aveva voglia di attirare l'attenzione.

Abbiamo perfino detto, dopo aver visitato il centro, che ci sarebbe potuto scappare il morto. E ieri ci siamo andati vicini. La tensione dei migranti, rinchiusi nella lampedusana trappola per topi, è determinata dalla mancanza di informazioni sulle modalità e sui tempi di trattenimento, dall'assenza di assistenza legale, dal sovraffollamento, dalle condizioni di accoglienza disumane e degradanti, dalla militarizzazione della struttura.

Ieri è stata sfiorata la tragedia e il responsabile, morale e politico, di questa situazione è il ministro degli Interni, Roberto Maroni, che ha deciso, impunemente, di imprigionare migliaia di persone malgrado da un mese a Lampedusa non ci sono sbarchi. O meglio, nonostante da trenta giorni, a causa del maltempo, non vengono avvistate, a decine di miglia dalla costa, imbarcazioni cariche di migranti da portare a Lampedusa.

Trasformando il centro di prima accoglienza (Cpa) dell'isola in un centro di identificazione ed espulsione (Cie) si è reso esplicito l'obiettivo propagandistico del governo: impedire la partenza dei migranti da Lampedusa verso le campagne o le fabbriche del Continente, trasformando l'isola in un carcere a cielo aperto, in un luogo di detenzione permanente lontano dagli sguardi indiscreti dell'opinione pubblica.

Il raggiungimento di tale obiettivo è praticabile solo se Berlusconi e Maroni saranno in grado di conquistare il consenso dei lampedusani che già sentono rimbombare sonore promesse per migliorare il sistema di collegamento con l'isola, per costruire scuole e presidi sanitari, avviare corsi di formazioni professionale, elargire denaro ai pescatori, riempire di polizia e carabinieri gli alberghi anche nei mesi invernali.

Ma il governo non ha fatto i conti con l'indignazione dei cittadini lampedusani, con lo spirito democratico e l'umanità di uomini e donne che conoscono bene il significato dell'accoglienza.

Nell'immaginario collettivo Lampedusa è accostata a orde di migranti che approdano sulle spiagge, il centro di identificazione ed espulsione dell'isola è visto come un luogo di violazione sistematica dei diritti fondamentali, un buco nero della democrazia dove vengono praticate torture e sevizie.

Questa immagine sta danneggiando un'isola che vive prevalentemente di turismo e che non intende essere succube della propaganda leghista che agita lo spettro dell'invasione dei barbari e che vuole snaturare la vocazione naturale di Lampedusa.

Il governo sta agitando gli animi, ha militarizzato l'isola tanto che, negli ultimi giorni, è aumentata la tensione tra cittadini e forze dell'ordine che hanno perfino picchiato per strada un lampedusano colpevole di avere le caratteristiche somatiche di un migrante.

La partita è ancora aperta e davanti all'indignazione dei cittadini di Lampedusa, che non vogliono essere complici di barbarie, e dell'opinione pubblica, che guarda con grande preoccupazione alla violazione dei diritti umani, il governo sembra fare orecchio da mercante.

Noi dobbiamo rilanciare la nostra battaglia di civiltà per chiudere tutti i centri di detenzioni per migranti in Italia e in Europa, per ribadire il principio che non si può privare della libertà individuale persone che non hanno commesso alcun reato. Bisogna ribadire la nostra contrarietà ad una Europa fortezza che alimenta la xenofobia.

Ma nello stesso tempo dobbiamo chiedere con forza di liberare Lampedusa da questa artefatta emergenza. Bisogna immediatamente trasferire i migranti in altre strutture, avviare le pratiche per i richiedenti asilo, accogliere i minori in luoghi adeguati e verificare tutte le cause di ricongiungimento familiare.

La situazione di Lampedusa non può continuare ad essere affrontata sbraitando, in modo animalesco, contro i cosiddetti clandestini che vengono trattati come polli da batteria.

A meno che non si voglia alimentare il sentimento di ostilità contro i criminali i quali bruciano le strutture di uno Stato caritatevole che si premura ad offrire gratuitamente vitto e alloggio in attesa di ripristinare la cosiddetta legalità con dei legittimi provvedimenti di espulsione... e magari, nel frattempo, potremmo pure sperare che ci scappi il morto.