Niki Aprile Gatti è su Facebook. Ha 30 amici. Tra di loro Ornella Gemini, sua madre. Fa impressione vederlo lì, con la foto e tutto. Niki Aprile Gatti è morto nel carcere fiorentino di Sollicciano lo scorso 24 giugno. Aveva 26 anni. Era stato arrestato cinque giorni prima. È andato nel bagno della sua cella e si è costruito un cappio artigianale con quel che ha trovato.
Domani il Comitato Verità e Giustizia per Niki terrà un sit-in in piazza Montecitorio dalle 11.00 alle 16.00. Sul blog http://nikiaprilegatti.blogspot.com Ornella Gemini dà appuntamento alle 8.30 alla libreria Mondadori di Avezzano, città di residenza dei genitori di Niki, a chi vuole partire con l'autobus organizzato.
Oggi è la Giornata Nazionale di sensibilizzazione al tema della prevenzione dei suicidi e tutela della vita delle persone detenute. Non so chi l'abbia istituita, non so da quanto tempo. So che di tutelare la vita delle persone detenute continua a esserci gran bisogno. Dal 2000 a oggi sono stati almeno 481 - forse di più, non sappiamo quanti siano passati sotto silenzio - i detenuti nelle carceri italiane che si sono tolti la vita.
Nello scorso anno 48, nel 2007 sono stati 45, 50 nel 2006. Stamattina il carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso ha ospitato un convegno su questo tema. C'erano tra gli altri il capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta, il Capo dell'Ufficio Detenuti Sebastiano Ardita, il presidente del Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura Mauro Palma, il presidente di Antigone Patrizio Gonnella.
Durante la scorsa legislatura, il Dap emanò una circolare nella quale si invitavano le direzioni delle carceri a organizzare un'apposita sezione per nuovi giunti, i detenuti che da poco hanno affrontato il difficilissimo momento dell'ingresso in prigione. È proprio allora che la grande parte dei suicidi si verifica.
La circolare - fortemente voluta dall'allora sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri Luigi Manconi, da sempre sensibile al tema con la sua associazione A Buon Diritto - prevedeva che il detenuto scontasse i primi giorni di detenzione in tale reparto con il sostegno rafforzato di educatori e psicologi.
Purtroppo non tutti gli istituti si sono adeguati alla norma. È comune che in carcere le leggi non vengano rispettate. Basti pensare a quanto poco è applicato il regolamento penitenziario, che prevede ad esempio che negli istituti di pena operino dei mediatori culturali o che i figli dei detenuti possano incontrare i loro genitori in ambienti aperti, non snaturati e caotici come le sale per i colloqui.
Ma se il carcere non rispetta le leggi la colpa non è tanto di chi il carcere amministra, quanto piuttosto delle leggi stesse nel loro complesso. Per una norma di buon senso quale il regolamento penitenziario, c'è alle sue spalle un intero castello di irragionevolezze. La facciata principale di questo castello si chiama codice penale. Fino a che si continuerà a pensare di risolvere ogni problema mettendo in galera chi pare crearlo, sarà impossibile avere carceri gestibili.
Se gli educatori penitenziari sono uno ogni 60 detenuti - una proporzione che va diminuendo di giorno in giorno con la crescita impazzita della popolazione carceraria - sarà difficile che riescano a occuparsi della sezione per nuovi giunti. Se nelle celle le persone dormono ammassate l'una sull'altra per mancanza di spazi, sarà difficile che si riesca a creare una vita penitenziaria che non induca nessuno al suicidio.
Ornella Gemini non crede che suo figlio si sia tolto la vita. Afferma che troppe cose non le tornano nella storia di quei terribili giorni. Per questo vuole che il caso non venga archiviato e si insista nel far luce sull'accaduto. Noi non sappiamo se abbia ragione o meno. Ma, come lei dice, il figlio era in "custodia cautelare". Custodia.