Due presunti arresti cardio-circolatori in meno di una settimana. Su Villa Fastiggi sembra essersi abbattuta una specie di maledizione che ha stroncato la vita di due detenuti.
E, in attesa dei risultati delle autopsie disposte sui cadaveri dell'albanese morto ieri mattina e della donna italiana deceduta la settimana scorsa, è il Sappe che esprime la propria preoccupazione. "Esprimo - spiega Aldo Di Giacomo, segretario regionale Sappe - grande preoccupazione e rammarico, personale e del Sappe, per l'incredibile escalation di eventi critici che ha colpito il carcere di Villa Fastiggi nell'ultimo periodo. Una drammatica escalation che si aggiunge alla già grave situazione della popolazione carceraria e ai noti problemi di organico".
L'intenzione è quella di non strumentalizzare le due tragedie ma il sindacalista ritorna sui problemi di sovraffollamento dell'istituto e sul suo recente incontro con il primo cittadino pesarese. "Siamo contenti che il sindaco Ceriscioli abbia accettato il nostro invito a visitare la casa circondariale di Villa Fastiggi - continua Di Giacomo - sarà l'occasione affinché anche le istituzioni si rendano conto delle difficoltà con cui, ormai da anni, il carcere di Pesaro convive. Auspichiamo che proprio dalle autorità istituzionali del territorio possa giungere un sollecito rivolto al Ministero e al Dipartimento di amministrazione penitenziaria, per un intervento immediato". In tal senso il sindacalista si incontrerà a breve anche con il prefetto pesarese Alessio Giuffrida.
La direttrice del carcere: nessun mistero su questi decessi
Claudia Clementi, alla direzione del carcere pesarese da appena un mese, spiega il doppio dramma che si è consumato dietro le sbarre nell'ultima settimana: "Non sono morti sospette, si tratta di infarto in entrambi i casi"
Dirige da un mese il carcere di Villa Fastiggi. In pochi giorni, sono morti due detenuti per infarto. Non le sembrano decessi un po' sospetti? "No, nessun mistero - spiega la dottoressa Claudia Clementi, direttrice del carcere - il primo caso riguardava una donna di quarant'anni trovata senza vita nella sua cella".
"L'autopsia ha escluso fattori esterni o suicidio. In questo secondo caso, il detenuto era un giovane albanese di 27 anni, Klaudio Pipa, che si trovava in cella da solo. Quando si è sentito male, abbiamo fatto intervenire subito il medico che si trovava in infermeria che ha provato a rianimare il giovane. Poi sono arrivati i sanitari del 118 che per cinquanta minuti hanno provato a rianimare il detenuto colpito da malore ma si è rivelato tutto inutile. Anche per questo secondo caso, verrà effettuata l'autopsia ma già i medici hanno parlato di infarto".
I controlli sanitari sono frequenti o lasciati al caso? "Sono di due tipi: quando la persona arriva in carcere, viene sottoposta a visita completa e quindi si crea la cartella sanitaria e poi ad intervalli successivi. In questo caso, il 27enne era arrivato in carcere il 9 novembre scorso per scontare una pena definitiva che finiva nel 2010. Dalla visita non era emerso nulla di anormale". Può accadere che venga aspirato volutamente il gas dei fornelletti da campo di cui sono dotate le celle? "Sì, ma non è questo il caso né comunque si arriva al decesso per tale motivo. Sono nell'amministrazione carceraria da troppi anni per non sapere queste cose".