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Lazio: Garante; un altro morto nelle carceri regionali, sono 17
Fonte: Comunicato stampa, 17 novembre 2008
17 novembre 2008

"Ancora un morto nelle carceri del Lazio. Ancora un decesso senza motivi apparenti. Quella di venerdì scorso all'interno del carcere di Viterbo è la vittima numero 17 nelle carceri della nostra regione dall'inizio dell'anno. Una vera e propria strage che si consuma nel silenzio di quanti, piuttosto, preferiscono puntare l'attenzione su inasprimento delle condizioni di detenzione e certezza della pena".
È quanto dichiara il Garante Regionale dei diritti dei Detenuti Angiolo Marroni commentando la notizia della morte, avvenuta venerdì scorso, di un detenuto di 35 anni nel carcere "Mammagialla" di Viterbo. Sulle cause del decesso di Emiliano L., questo il nome del detenuto, la Procura avrebbe aperto un fascicolo contro ignoti.
Secondo l'Ufficio del Garante dei detenuti Emiliano è il 17mo morto accertato (16 detenuti e un agente di polizia penitenziaria) nelle carceri del Lazio dall'inizio del 2008 contro gli 11 del 2007 e i dieci del 2006. Quelli deceduti quest'anno sono tutti uomini: sei sono stati i suicidi (compreso l'agente di polizia penitenziaria), quattro i decessi per malattia, sette quelli da accertare o non accertati. I decessi sono avvenuti a Regina Coeli (cinque), Rebibbia (cinque), Viterbo (quattro), Velletri e Frosinone.
"In due mesi, dal 13 settembre ad oggi, abbiamo registrato sei decessi, cinque dei quali per cause da accertare - ha aggiunto il Garante dei detenuti -.
La drammatica conferma che la sicurezza dei cittadini è solo uno dei lati della medaglia: dall'altra parte ci sono, infatti, le precarie condizioni di vita nelle carceri e il sovraffollamento, che impediscono in recupero sociale dei detenuti. Non possiamo più nasconderci: non basta più parlare di nuove strutture o inventare leggi che creano più carcere, come la recente norma che prevede la detenzione per chi abbandona i rifiuti. Serve invece coraggio per immaginare un nuovo sistema che preveda, per i reati meno gravi, il ricorso a pene alternative e forse più dissuasive".

Trovato cadavere in carcere, è giallo (Corriere di Viterbo)

L'hanno trovato cadavere gli agenti venerdì mattina, a Mammagialla. Era all'interno della sua cella. Sul corpo, non c'erano segni apparenti di "lesività esterna" e le cause della morte, a prima vista, erano inspiegabili. La Procura, appena è stata informata dell'accaduto, ha disposto il sequestro della salma, aprendo, nel contempo, un procedimento contro ignoti. L'autopsia, un esame di rito, è stata già disposta, ed è stata fissata per i prossimi giorni. Probabilmente, si farà nell'obitorio dell'ospedale civitonico Andosilla poiché, ancora adesso, la nuova sala settoria, realizzata nel cimitero di San Lazzaro, non è pronta. Sulle cause della morte dell'uomo, Emiliano Leonetti, non si sa nulla.
L'intento della Procura è quello di capire se, nell'evento, abbiano avuto una qualche responsabilità, ed eventualmente di che tipo, terze persone. Non si tratterebbe comunque di uno di quei casi di suicidio che, recentemente, sembrano essersi intensificati, tanto da mobilitare a fondo sia gli osservatori del sistema penitenziario sia, e soprattutto, il garante per i diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni.
Le indagini, subito avviate, cercano di ricostruire le ultime ore di vita dell'uomo e, soprattutto, il suo reale stato di salute e i suoi possibili contatti. Nessuno, secondo i pochi particolari trapelati, sembrerebbe aver sentito nulla di particolare e, quindi, non sarebbero giunti segnali allarmanti che, in qualche modo, potessero far prevedere l'evento. È un dato accertato che, nel carcere di Viterbo, uno dei fattori di disagio più pesanti è costituito proprio dalla presenza di detenuti in transito, ovvero trasferiti a Mammagialla da altre carceri - in genere romane - con problemi di salute, più o meno rilevanti.
E, questo, sia per quanto riguarda particolari patologie di cui soffrano, sia per il consumo di stupefacenti di cui alcuni di loro, avendolo protratto per anni, scontano le conseguenze. Un problema, quello della medicina penitenziaria, che fa registrare una forte pressione sul carcere, nonostante la presenza di strutture e personale altamente specializzati. Della persona scomparsa, in queste ore, si cerca di ricostruire anche i trascorsi. Ma si tenta pure di capire se, sul piano della vigilanza e dell'assistenza, vi siano state carenze e omissioni: una volta però accertato che, per l'uomo, si potesse comunque fare qualcosa.
La morte, infatti, potrebbe essere stata un evento assolutamente naturale, imprevisto e imprevedibile. La magistratura, comunque, non vuole lasciare nulla di intentato e si intende mettere in luce ogni aspetto anche nascosto della vicenda, in modo tale da non doversi trovare, un giorno, di fronte a contestazioni attinenti a presunte lacune o ritardi nelle indagini. Tutto, ancora una volta,è stato fatto rapidamente e in modo assolutamente adeguato dagli inquirenti. Tornando al carcere, ne vanno ricordati, tra i problemi, la carenza di personale e l'impegno particolare richiesto per la sorveglianza dei detenuti speciali