Detenuto albanese indagato per omicidio colposo per la morte di Alessandro Mascaro, il calabrese di 31 anni deceduto in cella domenica pomeriggio, dopo aver inalato gas da una bomboletta per cucinare. Lo straniero, un giovane detenuto nella stessa sezione della vittima, secondo quanto ipotizzato dalla Procura, avrebbe ceduto clandestinamente la sostanza al compagno, già più volte richiamato dalla polizia penitenziaria per l'uso improprio del gas.
La vittima, infatti, aveva l'abitudine di inalare la sostanza nociva dall'interno di una busta. Per questo motivo la polizia penitenziaria gli aveva proibito di usufruire della bomboletta, in dotazione ai detenuti per fare il caffè e per cucinare. Oltre al calabrese, anche i suoi compagni di cella, due livornesi di 23 e 27 anni, erano stati colpiti dal medesimo divieto. Come accertato dal personale delle Sughere, infatti, anche uno dei ragazzi che condividevano la stanza con la vittima aveva la stessa abitudine di "sniffare".
Una tendenza molto diffusa tra i detenuti con problemi di tossicodipendenza, che sono soliti utilizzare il gas per raggiungere lo stordimento. Proprio per questo, un mesetto fa, alle finestre delle celle della sezione dove era detenuto Alessandro Mascaro erano state messe delle grate per evitare il passaggio clandestino di bombole di gas dal piano superiore. Un provvedimento molto duro quello di chiudere l'accesso alle finestre, dovuto al fatto che più volte la polizia penitenziaria aveva sorpreso dei detenuti cedere "clandestinamente" le bombolette a compagni tossicodipendenti in cambio di altri favori.
Una specie di "mercato nero" in cui alcuni reclusi vendono ad altri il gas, in cambio di qualcosa. Per combattere questa pericolosa tendenza, dal carcere hanno deciso di utilizzare una linea rigida, cercando di neutralizzare le occasioni dei pericolosi scambi. Tuttavia, è molto difficile tenere sotto controllo in questo senso i detenuti: numerosi sono i momenti di incontro. Non è escluso dunque che qualcuno abbia dato alla vittima la bomboletta durante un momento ricreativo oppure approfittando di un faccia a faccia per il corridoio della sezione. Procura e polizia penitenziaria stanno lavorando per ricostruire le fasi della vicenda.
Domenica e ieri il giovane albanese indagato è stato interrogato dal pm che coordina le indagini, Gianfranco Petralia, insieme ai due compagni di cella e ad alcuni agenti della penitenziaria. La morte di Alessandro Mascaro appare dunque il tragico risultato di un incidente. Chi conosce il giovane esclude il suicidio. "Era contento, stava per uscire dal carcere, a giorni sarebbe tornato a casa sua, in Calabria, per essere curato in una comunità di recupero", dicono dei conoscenti.
Il giovane era nato a Catanzaro Lido, dove vivono tutti i suoi parenti, che domenica sera hanno appreso dal carcere la terribile notizia. Dopo un periodo trascorso in Calabria, dove nel'99 era stato arrestato e poi assolto per droga, il trentunenne aveva girato un po' l'Italia, visitando vari posti tra cui Bologna. Poi era finito in città, dove era stato arrestato per spaccio di stupefacenti.