"Mamma non ti preoccupare, è tutto a posto, stai tranquilla". Un bacio veloce con quelle mani costrette dalle manette che negano anche la gioia dell'abbraccio. Solo qualche secondo e poi via veloce di nuovo sul cellulare scortato dagli agenti della polizia penitenziaria. Ghelardini esce dal Palazzo di Giustizia intorno alle 15,30 dopo due ore di interrogatorio del pubblico ministero Antonio Giaconi. Il pm lo ha convocato per l'ennesima volta nel suo ufficio al secondo piano del tribunale di via Falcone e Borsellino in qualità di indagato per il caso Lonzi. Su di lui pende un'accusa pesantissima: omicidio (articolo 575 del codice penale). Secondo il sostituto procuratore Giaconi, che ha riaperto l'inchiesta sulla misteriosa morte in carcere di Marcello Lonzi avvenuta nel luglio del 2003, sarebbe proprio il compagno di cella il responsabile di quanto successo quel giorno nel carcere delle Sughere. Dalla porta del pm, Ghelardini esce accompagnato da tre guardie carcerarie e al suo seguito ecco spuntare l'avvocato di fiducia Matteo Dinelli. E' lui il legale che attualmente si sta occupando della difesa. La nomina è arrivata in questi giorni a causa della sospensione da parte del consiglio dell'ordine degli avvocati nei confronti di Mario Maggiolo, ex avvocato di Ghelardini. L'indagato stavolta ha risposto a tutte le domande che il sostituto procuratore gli ha rivolto. Si è parlato di quel giorno, quel 11 luglio di cinque anni fa. Il pm è entrato nello specifico approfittando della volontà dell'interrogato di parlare sull'argomento. Ma la versione è quella che lo stesso indagato aveva fornito anche nel giugno scorso davanti ai microfoni del pm: estraneo ai fatti. Ghelardini infatti ha respinto ogni addebito sostenendo di come non abbia visto niente, di come si sia svegliato ed abbia visto Lonzi già steso a terra privo di vita. Il racconto in sostanza è sempre lo stesso. Ghelardini ha raccontato di come lui quel giorno dormisse in cella. Poi a un certo punto ha sentito un tonfo, un rumore sordo. prendo gli occhi ha visto che il suo compagno Lonzi era riverso a terra con del sangue al volto dopo che aveva sbattuto la faccia, probabilmente contro le ringhiere del letto a seguito di un arresto cardiaco. Indizi nei confronti di Ghelardini per adesso, ce ne sono pochi. Il tentativo forse da parte del dottor Antonio Giaconi è quello di "far ricordare" qualche particolare all'indagato ai fini di far chiarezza sulla vicenda. Marcello Lonzi stava scontando una breve condanna nel carcere delle Sughere. Quell'11 luglio venne trovato privo di vita a causa di una ferita lacero contusa alla testa. Ma ci sono anche delle foto inquietanti che girano su internet a riguardo della morte di Lonzi. Basta digitare il nome del ragazzo morto in carcere su un motore di ricerca per vedersi apparire davanti immagini poco adatte ai minori riguardanti il cadavere di Marcello Lonzi ispezionato dal medico legale. Immagini che lasciano poco spazio alla fantasia e instaurano più di un dubbio sulla "morte naturale" come in un primo momento la magistratura suppose. Oggi intanto è attesa nei locali della procura di Livorno, Maria Ciuffi, madre di Marcello Lonzi. La convocazione giunge direttamente dalla segreteria del pm Giaconi. La donna, che combatte per avere giustizia sulla morte del figlio, non si è mai arresa. E oggi più che mai chiede la verità.