Se entro otto mesi non si troveranno soluzioni alternative, le carceri italiane non potranno accogliere nuovi detenuti. I dati, al 31 agosto scorso, indicano che a fronte di una presenza di circa 55.800 persone (di cui 24.70 donne) gli istituti di pena nel nostro Paese potranno ospitare ancora circa 8.000 detenuti, "limite tollerabile" rispetto ad una capienza regolamentare di 42.992 posti. Dei 55.800 detenuti quasi 21 mila sono stranieri e di questi ben 2.500 circa albanesi, 1.110 algerini, 4.550 marocchini, 2.258 tunisini e 2.787 romeni.
Il ministro della Giustizia Angelino Alfano cerca di correre ai ripari e rilancia l'ipotesi di trovare accordi con alcuni paesi con la proposta di far scontare le pene dei loro cittadini nelle carceri locali. Il pressing maggiore si sta esercitando sulla Romania e sull'Albania, dove fra l'altro l'Italia ha costruito qualche anno fa anche un penitenziario, paesi con i quali esistono già accordi in tal senso che, però, hanno trovato rara applicazione.
Sarà necessario superare anche le norme che vietano il trasferimento dei detenuti da un paese all'altro senza il consenso dello stesso, ma il rifiuto potrebbe essere aggirato con l'espulsione condizionata a scontare la pena nel paese d'origine, ma è necessario il nulla osta di quest'ultimo. I tempi comunque sono molto stretti e soltanto il trasferimento di 3 o 4 mila detenuti stranieri potrà consentire al ministro della Giustizia di trovare legislativamente soluzioni alternative al carcere e attendere i test che si stanno facendo sul braccialetto elettronico