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Immigrazione: aumentano gli sbarchi... aumentano le stragi
Fonte: Aprile on-line, 12 settembre 2008
12 settembre 2008

Più sbarchi, più stragi. Secondo Fortresse Europe, raddoppiano le vittime dell'immigrazione nel Canale di Sicilia, di pari passo con l'aumento degli arrivi. Sempre più grave il bollettino dalle frontiere europee. I migranti e rifugiati morti ad agosto alle porte dell'Ue sono almeno 270, secondo le notizie censite sulla stampa, 179 dei quali tra la Libia, Malta e l'Italia. È il bilancio più grave dall'inizio dell'anno. Vittime anche tra l'Algeria e la Sardegna (14), in Spagna (45), Iran (30), Turchia (1) e Egitto (1). Continua il viaggio di Fortress Europe attraverso il Mediterraneo.

Ecco il reportage dal Centro di Identificazione ed Espulsione di Trapani del giornalista Gabriele Del Grande: sorge nel centro di Trapani il primo centro di identificazione e espulsione aperto in Italia. Venne inaugurato nel luglio del 1998. La legge Turco-Napolitano, che istituiva i centri di permanenza temporanea (cpt), era stata appena approvata, e il capo della polizia Fernando Masone, assieme al sottosegretario di Stato per l'interno Giannicola Sinisi inauguravano la struttura, ricavata in una sezione dell'istituto geriatrico Rosa Serraino Vulpitta, che un anno dopo sarebbe andata a fuoco provocando sei vittime. Il centro è disposto su tre piani in un'ala dell'ospizio.

Al piano terra si trovano l'ufficio immigrazione della questura e gli uffici amministrativi dell'ente gestore, la cooperativa Insieme. Salendo le scale, al primo piano c'è l'infermeria h 24 e l'assistente sociale. I detenuti invece stanno al secondo piano. Dalle sbarre del cancello si intravedono le porte delle celle aperte sul ballatoio. Le balaustre sono circondate da reti metalliche. Sotto, le palme del giardino del Vulpitta. Il ballatoio è chiuso sui due lati da cancelli grigi di ferro. I lucchetti si aprono quattro volte al giorno. Per i pasti, e per l'ora d'aria concessa nel pomeriggio, per giocare nel campetto di calcio nel parcheggio all'ingresso, sotto la vigilanza della polizia.

Lungo lo stretto corridoio del ballatoio, si affacciano due sezioni, per un totale di 57 posti. Dall'inizio del 2008 ne è attiva soltanto una. I trattenuti sono ex detenuti, lavoratori migranti fermati sul territorio senza documenti, oppure tunisini respinti alla frontiera dopo essere sbarcati sull'isola trapanese di Pantelleria. In comune hanno una sola cosa: l'assenza di un documento di soggiorno e un ordine di espulsione non rispettato. Ricevono una scheda telefonica ogni dieci giorni, sigarette e assistenza medica e sociale. In ogni cella ci sono quattro brandine. Una delle camere è stata adibita a moschea. Nel primo semestre del 2008 sono transitate dal Vulpitta 94 persone, soprattutto tunisini e marocchini. Al momento i presenti sono 29.

Con questi numeri, le condizioni del trattenimento sono più vivibili. E a malapena si riesce a immaginare come nei primi anni di apertura, nel 1998 e 1999, il centro potesse contenere fino a 180 persone, con 12 o 13 persone per ogni stanza. Furono anni di ribellioni e tentativi di fuga. Il più drammatico si concluse con la morte di sei persone. Era la notte tra il 28 e il 29 dicembre 1999. Alcuni ragazzi appiccarono il fuoco ai materassi nella propria cella. La porta sul ballatoio era chiusa a chiave. Il fuoco divampò e prima che arrivassero i soccorsi morirono tre persone tra le fiamme. Altri tre si spensero nelle settimane successive, ricoverati al Centro grandi ustioni. Il prefetto in carica Leonardo Cerenzìa, fu imputato di omissione di atti d'ufficio, incendio colposo e concorso in omicidio colposo plurimo, per poi essere assolto con formula piena il 15 aprile del 2004.