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Opera: detenuto paraplegico impiccato, è dubbio sul suicidio
Ivano Tolettini
Fonte: Giornale di Vicenza, 12 settembre 2008
12 settembre 2008

Il giostraio vicentino Jonny Montenegrini è stato trovato morto ieri nel carcere di Opera a Milano. I familiari e l'avvocato Benvegnù sollevano perplessità sul decesso e chiedono sia fatta chiarezza. Per oggi è stata disposta l'autopsia.

Per i familiari e l'avvocato la sua morte è un giallo. Non credono all'ipotesi del suo suicidio. Lo hanno trovato impiccato in una cella del carcere di Opera a Milano. Il giostraio bassanese Jonny Montenegrini, 32 anni, era stato arrestato il 20 giugno dai carabinieri di Vicenza per una rapina avvenuta l'11 maggio a Camisano. Era paraplegico e perciò non aveva l'uso delle gambe. Era ritenuto l'autista del commando che aveva alleggerito la biglietteria degli autoscontri di Renzo Rizzi.

"I familiari sono sconvolti e non credono alla tesi del suicidio - spiega l'avvocato Riccardo Benvegnù di Padova, difensore della vittima -. Del resto, io stesso nutro delle perplessità. Ci sono circostanze che non mi quadrano. L'avevo visto di recente ed era fiducioso sull'esito dell'inchiesta della procura di Vicenza perché mi ripeteva di non essere stato lui a guidare l'auto della fuga. Per capirci, non lasciava certo intendere che fosse in una critica situazione psicologica".

Quest'oggi la procura di Milano, che ha aperto un'inchiesta per capire cos'è realmente accaduto, incaricherà il medico legale di eseguire l'autopsia. Lo stesso avvocato Benvegnù ha incaricato il dott. Massimo Aleo di Milano di seguire come consulente di parte l'esame autoptico. Montenegrini è stato rinvenuto privo di vita ieri all'alba. La morte risaliva a qualche ora prima. Nessuna delle guardie presenti si è accorta di nulla.

Viste le sue condizioni di salute dopo l'emissione dell'ordine di custodia firmato dal gip Agatella Giuffrida su richiesta del pm Claudia Dal Martello, titolare dell'inchiesta, era stato trasferito al carcere di Opera perché ci sono delle celle attrezzate per i disabili. Montenegrini, gravato da qualche precedente, era accusato di avere guidato la Fiat Tipo bianca dalla quale la sera del 11 maggio scesero due individui che, incappucciati, aggredirono un componente della famiglia Rizzi e arraffarono 500 euro.

Il colpo avvenne alle 22.30 in centro a Camisano e a quell'ora di gente in giro ce n'era parecchia. Per questo i carabinieri del luogotenente Sartori raccolsero testimonianze per individuare come presunto autista della banda proprio Montenegrini. Il pm Dal Martello di recente aveva chiesto al gip un confronto all'americana (la cosiddetta ricognizione di persona) in tribunale a Vicenza nella forma dell'incidente probatorio. "Montenegrini era tranquillo - aggiunge l'avv. Benvegnù - ed era un soggetto tutt'altro che depresso. Tra l'altro, le modalità di quello che dagli inquirenti è ritenuto come un suicidio sono complicate, tenuto conto che era invalido. Pesava oltre 80 chili ed aveva degli obiettivi problemi per architettare un suicidio di quel tipo. Sono davvero molto perplesso".

Ma quali elementi hanno i familiari, che risiedono a Bassano in via Boito 26, per ritenere che le probabilità che il congiunto sia stato vittima di un suicidio sono poche? E se fosse vero, chi mai avrebbe potuto volere la morte di un invalido in carcere? Tra l'altro, era sempre stato coinvolto in fatti di cronaca nera non particolarmente eclatanti. Chi mai poteva volerlo ucciso?

"La sua morte per noi è un mistero e presenta comunque molti punti oscuri - conclude Benvegnù. C'erano stati degli sgarbi in carcere e ne aveva parlato. Ci attendiamo già dall'autopsia le prime risposte importanti".