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Opera: polemiche sul caso del detenuto paraplegico impiccato
Fonte: Redattore Sociale - Dire, 13 settembre 2008
13 settembre 2008

È polemica sul caso di Gianni Montenegrini, il 33enne detenuto trovato impiccato ieri mattina nella sua cella del carcere di Opera. Il 33enne era finito in carcere a giugno ed era in attesa di giudizio. Gli inquirenti stanno accertando se si sia trattato di omicidio o suicidio (ipotesi per cui si propende).

A destare però la perplessità di Francesca Corso, assessore provinciale con delega all'integrazione sociale delle persone in carcere, è il fatto stesso che Montenegrini si trovasse in carcere nonostante la disabilità: "È francamente sconcertante - scrive Francesca Corso - scoprire, dopo la sua morte, che è detenuto in un carcere un uomo così gravemente menomato. A questo punto e con la massima urgenza occorre ripensare all'uso delle pene alternative, assicurandosi che, a cominciare dai casi più clamorosi come quelli dei detenuti paraplegici, esse vengano davvero concesse, o che comunque la persona detenuta in quella condizione fisica possa scontare la pena in strutture a custodia attenuata".

Dello stesso parere Franco Bomprezzi, portavoce della Lega per i diritti delle persone con disabilità: "Non è ammissibile che un fatto simile accada nel 2008. C'è chi ottiene la scarcerazione esibendo certificati per patologie difficilmente dimostrabili, e questo non avviene invece per un fatto così evidente come la paraplegia".

Per Bomprezzi "non c'è alcuna certezza che nelle carceri esistano le condizioni minime per i disabili. Eppure non sono pochi, data la presenza di molte persone rimaste invalide per episodi legati alla precedente attività criminosa e per la presenza di molti detenuti stranieri, spesso con patologie che portano alla disabilità. Solo i parlamentari, che hanno libero accesso al carcere, potrebbero impegnarsi ad affrontare seriamente la questione. Certo è che l'essere paraplegici non può essere una pena aggiuntiva".

Respinge le accuse il direttore di Opera, Giacinto Siciliano. "La presenza di una disabilità non è di per sé un motivo per escludere la detenzione. Di persone con disabilità di vario grado, in carcere, ce ne sono molte. La valutazione del tipo di pena, così come del grado di assistenza di cui necessitano, varia a seconda dell'autonomia del detenuto, della sua capacità di pensare per sé. Nel caso in questione, questo grado di autonomia c'era".

"Nei prossimi giorni - dice Giorgio Bertazzini, Garante dei detenuti della Provincia di Milano - incontrerò il direttore del carcere per verificare quanto accaduto. È necessario mettere a fuoco la vicenda, anche dal punto di vista umano, prima di dare qualche giudizio".