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Giustizia: il carcere uccide detenuti e personale penitenziario
Barbara D'Amico
Fonte: www.rivistaonline.com, 15 settembre 2008
15 settembre 2008

Quella penitenziaria è una realtà fatta di turni, ore d'aria, visite controllate. E storie che spesso non finiscono sulle prime pagine dei giornali. Come i tanti suicidi che ogni anno si consumano dietro le sbarre, fenomeno in crescita e preoccupante poiché a morire per mano propria non sono solo i condannati ma anche i componenti della polizia carceraria. Secondo i dati pubblicati dal Ministero di Grazia e Giustizia, al 30 giugno 2008 la popolazione carceraria italiana ammonta a circa 55 mila unità su tutto il territorio nazionale - in aumento costante ogni anno - e la penuria di strutture è tale da aver costretto il Governo a proporre, come l'ultimo escamotage, il disegno di legge sui braccialetti anti-fuga: attraverso il controllo a distanza i detenuti potrebbero scontare la pena domiciliarmene o in altre strutture, scongiurando il sovraffollamento negli istituti detentivi, tra le prime cause di suicidio. Prima ancora, nel 2007, l'introduzione dell'indulto aveva permesso una drastica riduzione del numero di detenuti che dai 61 mila del 2006 erano scesi a circa 44 mila: ma gli effetti sono stati precari e l'alto tasso di recidiva, tra chi aveva beneficiato del provvedimento, è coinciso con un rapido ripopolamento di case circondariali e strutture di sicurezza.

Scorrendo i dati e le statistiche annuali stilate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dal Consiglio d'Europa e dal Ministero di Giustizia, emerge il volto del detenuto medio italiano. Più della metà della popolazione carceraria è composta da uomini in età compresa tra i 20 e i 50 anni; il numero di donne, in proporzione, resta basso e per ogni 17 mila detenuti uomini si possono contare circa 1000 detenute donne. Dei 55 mila in carcere, circa 39 mila sono stranieri e il 40% delle condanne ha avuto come causa reati contro la persona o il patrimonio. Giovane età, diversità culturale, incidenza di reati violenti: senza strutture adeguate questo mix potrebbe spiegare perché, solo nel 2007, si siano registrati 45 suicidi e come mai dal 1980 se ne contino ben 1.365, con una punta massima nel 2001 (69 casi) e una punta minima nel 1990 (23 casi).

A rivelarlo è una ricerca condotta dal quotidiano del carcere di Padova "Ristretti Orizzonti" sulla base di dati europei ed italiani e trasfusa nel dossier Morire di carcere: documento scottante, mai reso pubblico dagli organi statali e balzato fuori su pressione del partito dei Radicali. I numeri sono tutt'altro che bassi: in Irlanda, nel 2005, si registrarono 4 suicidi mentre da noi ne venivano accertati 57 e lo stesso può dirsi confrontando i dati con Grecia, Ungheria, Polonia e altri paesi europei. Solo la Francia sembra avvicinarsi alle statistiche nostrane.

Ma il dato più interessante riguarda il tasso di suicidio tra i componenti della polizia penitenziaria. Dal 1997 sono ben 67 i suicidi accertati (7 solo lo scorso anno) con una media percentuale di morti dell'1.32% per ogni 10 mila componenti del corpo di polizia. Del fenomeno se ne parla poco, o affatto. Tanto è sconosciuto da non essere ancora entrato tra gli ordini del giorno dei lavori parlamentari. Difficile accertare i motivi delle morti, non essendovi al momento ricerche che provino il nesso di causalità con le condizioni di lavoro.

Inoltre, sia il dossier che i dati relativi alla popolazione carceraria non tengono conto dei centri di permanenza temporanea (Cpt), spesso trasformati in vere e proprie carceri. È possibile, allora, immaginare una carenza di strumenti e strutture tali da gravare la condizione degli impiegati dell'amministrazione detentiva: ascolto psicologico, incentivi economici, diversificazione delle mansioni non sembrano poter contare su investimenti adeguati. E, infatti, sempre in base ai dati del Ministero, il costo annuo dell'impianto penitenziario italiano ammonta a 2.869 milioni di euro: una cifra contenuta, e che purtroppo incontra difficoltà nell'essere soddisfatta annualmente in Finanziaria.