L'Europarlamento, riunito in sessione plenaria, ha adottato la risoluzione che condanna le misure del Governo per la raccolta delle impronte digitali dei Rom, minori compresi. Con 336 voti a favore, 220 contrari e 77 astenuti, gli eurodeputati hanno approvato il testo presentato dal gruppo socialista, il Pse, dalla sinistra europea del Gue e dai liberali dell'Alde in cui si esortano le autorità italiane "ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori e dall'utilizzare quelle già raccolte". Questo, aggiunge la risoluzione, "in attesa che la Commissione valuti le misure, che costituiscono un chiaro atto di discriminazione basato sulla razza e sull'origine etnica".
I deputati, si legge in un comunicato, ritengono inammissibile che, con l'obiettivo di proteggere i bambini, questi ultimi vedano i propri diritti fondamentali violati e vengano criminalizzati e sostengono, invece, che il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom sia di garantire loro parità di accesso a un'istruzione, ad alloggi e a un'assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di politiche di inclusione e di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento.
Condividono inoltre la posizione della Commissione, secondo cui questi atti costituirebbero una violazione del divieto di discriminazione diretta e indiretta, prevista dalla direttiva UE n. 2000/43/CE che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, sancito dal trattato.
I deputati osservano peraltro che i rom sono uno dei principali bersagli del razzismo e della discriminazione, come dimostrato dai recenti casi di attacchi e aggressioni ai danni di rom in Italia e Ungheria. Il Parlamento invita inoltre la Commissione a valutare approfonditamente le misure legislative ed esecutive adottate dal governo italiano per verificarne la compatibilità con i trattati dell'UE e il diritto dell'UE.
Esprime poi preoccupazione per il fatto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, i Prefetti, cui è stata delegata l'autorità dell'esecuzione di tutte le misure, inclusa la raccolta di impronte digitali, possano adottare misure straordinarie in deroga alle leggi, sulla base di una legge riguardante la protezione civile in caso di calamità naturali, catastrofi o altri eventi, che non è adeguata o proporzionata a questo caso specifico.
I deputati si dicono anche preoccupati riguardo all'affermazione - contenuta nei decreti amministrativi e nelle ordinanze del governo italiano - secondo cui la presenza di campi rom attorno alle grandi città costituisce di per sé una grave emergenza sociale, con ripercussioni sull'ordine pubblico e la sicurezza, che giustificano la dichiarazione di uno stato d'emergenza per 12 mesi.
Con 284 voti favorevoli, 329 contrari e 11 astensioni, l'Aula ha poi bocciato un emendamento presentato da Roberta Angelilli di Alleanza Nazionale e Mario Borghezio della Lega Nord che invitava l'Italia a continuare il suo impegno per affrontare l'emergenza sociale e umanitaria e per assicurare il ripristino delle condizioni di legalità, sostenendo politiche per la lotta al lavoro nero minorile, allo sfruttamento dei minori e della prostituzione.
Prima di procedere al voto, il commissario europeo alla Giustizia, Jacques Barrot, ha aggiornato l'Aula sugli ultimi sviluppi intervenuti a seguito dei suoi contatti con il Ministro Maroni ed ha spiegato quanto la Commissione intende fare per assicurare che la normativa europea sia rispettata. Riguardo alle informazioni del governo italiano, ha sottolineato che l'intenzione sarebbe di raccogliere le impronte unicamente se non è possibile stabilire l'identità delle persone e, per quanto riguarda i bambini, si procederebbe in tal senso solo con l'autorizzazione di un giudice. Saranno inoltre depennate dal censimento le richieste di indicare l'etnia e la religione.