Antonello Desogus. 43 anni, era ricoverato all'ospedale Marino in gravi condizioni. Domenica era stato picchiato da un detenuto tunisino durante l"ora d'aria. Partita l'inchiesta.
Terza morte sospetta in meno di un mese nelle carceri sarde. Dopo i decessi avvenuti ai primi di maggio di Marco Pes, 42 anni, nel penitenziario di piazza Manno a Oristano, e della nigeriana Rose Ayough, 33 anni, in quello cagliaritano di Buoncammino, ieri sera è morto anche Antonello Desogus, 43 anni, ricoverato da qualche giorno nel reparto rianimazione dell'ospedale Marino di Cagliari.
Domenica scorsa, era stato picchiato dal tunisino Nashid Dhao durante l'ora d'aria, procurandosi un trauma cranico e la frattura della tibia. Niente di grave, si pensava in un primo momento, ma dopo tre ore dall'arrivo al pronto soccorso, l'uomo aveva perso conoscenza ed è portato d'urgenza in Rianimazione. Poche speranze: subito il coma e, ieri sera, il decesso. L'indagine, condotta dal pm Alessandra Allieri, è scattata immediatamente con un fascicolo aperto per omicidio colposo. Desogus - secondo quanto ricostruito dal direttore del carcere Gianfranco Pala - sarebbe intervenuto durante una lite tra due tunisini per fare da paciere. Ora saranno necessari ulteriori accertamenti per capire le cause del decesso, anche perché gli investigatori sembrano escludere l'ipotesi di un legame con la frattura alla tibia o al trauma cranico. Forse un'emorragia interna.
Già da giorni, però, nell'Isola l'attenzione è concentrata su una catena terrificante di morti avvenute dietro le sbarre in meno di un mese. Due le inchieste che cercano di far luce sui decessi, avvenuti nei primi giorni di maggio e poche settimane dopo, del detenuto sardo Marco Pes e della nigeriana Rose Ayough. In primo nel carcere di Oristano, il secondo in quello di Cagliari, dopo due giorni di ricovero all'ospedale San Giovanni di Dio.
Le autopsie, in entrambi in casi, non hanno dato i risultati sperati: per risolvere i gialli bisognerà dunque attendere gli esiti degli esami istologici che verranno consegnati in Procura solo tra due mesi. In ambedue i casi, il sospetto degli inquirenti è che le morti possano essere legati a liti o pestaggi con altri detenuti o compagni di cella. È destinato dunque ad infiammarsi il dibattito sulle condizioni di vita all'interno del carcere di Buoncammino, in queste settimane al centro di numerose polemiche da parte delle associazioni dei familiari dei detenuti.