C'é una "ragionevole e probabile relazione causale" fra i "fatti traumatici occorsi il pomeriggio dell'11 luglio 2003, ancora compiutamente da accertare" e il "successivo decesso del Lonzi". Approda a questa conclusione la perizia di parte sul cadavere di Marcello Lonzi, detenuto morto in carcere alle Sughere nell'estate di cinque anni fa: porta la firma del dottor Marco Salvi, dirigente di medicina legale della USL di Genova. Gliel'ha chiesta la madre di Lonzi, Maria Ciuffi, che ha annunciato ai giornalisti l'intenzione di presentarsi al magistrato per chiedere che non si parli più di omicidio colposo bensì di omicidio volontario.
La prima inchiesta si era conclusa attribuendo a infarto il decesso di Lonzi.
Nell'autunno di due anni fa il suo corpo è stato riesumato su decisione della Procura di Livorno, che ha riaperto l'indagine. Maria Ciuffi da anni si batte perchè ritiene che all'origine della morte del figlio vi sia un pestaggio subìto in cella da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Nella perizia di parte si segnala che "la documentazione fotografica disponibile risulta in contrasto" con la ricostruzione suggerita dal consulente tecnico del pm: è vero che le "lesioni traumatiche riscontrate sulla salma del Lonzi" non sono "di per sè sufficienti a determinare autonomamente il
decesso" ma le ferite "riscontrate al volto" e "le multiple fratture costali (emerse dall'esumazione del cadavere)"-afferma il dottor Salvi- non sono "compatibili con una caduta al suolo del soggetto colto da malore", nè con l'urto di esso "contro un ostacolo fisso durante la caduta" e neppure "tantomeno con un 'energico' massaggio cardiaco". Anzi, "può agevolmente essere dimostrato" che c'è un "rapporto etiologico", riguardante cioè l'origine e le cause, "tra evento traumatico e morte improvvisa cardiaca". Il dottor Salvi sottolinea anche che dall'autopsia
effettuata dal prof. De Ferrari dopo la riesumazione, nell'ottobre 2006, sono emerse "numerose fratture costali interessanti le coste dalla seconda all'ottava a sinistra": sono state confermate da radiografie e sono "poste grossolanamente sulla stessa linea". Eccettuato per quella relativa alla seconda costa, tali fratture -avverte- "risultano una novità assoluta": non erano state indicate nella precedente autopsia.
Quanto ai dolori al petto con sensazione di soffocamento, il dottor Salvi li mette in relazione non tanto a problemi di mio-cardio-coronarosclerosi, bensì a uno stato ansioso di Lonzi: non sarà rilevabile da un'autopsia ma per questo genere di patologia era in terapia.
Il perito mette in rilievo che la cosulenza medico legale del prof. De Ferrari, nell'autopsia post-riesumazione, "non fa che confermare tutti i dubbi circa il decesso di Marcello Lonzi, oltre a non poter tecnicamente spiegare, sulla base degli atti disponibili, la dinamica degli eventi". E aggiunge: le ferite "non sono compatibili con la caduta e nemmeno il nuovo accertamento ha fornito un'attendibile e condivisibile ipotesi alternativa". Dal riesame del cadavere sono saltate agli occhi lesioni "più numerose" di quelle inizialmente rilevate in precedenza dal consulente del pm: tali, dunque, che "mal si adattino a una dinamica 'naturale' dell'evento morte".