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Lettera di Giuseppe Bianzino (padre di Aldo)
Giuseppe Bianzino
Fonte: Il Manifesto, 16 novembre 2007
16 novembre 2007

Cari amici de Il Manifesto, sono il papà di Aldo Bianzino (morto di percosse nel carcere di Perugia il 23/10 dopo essere stato arrestato per detenzione di marijuana, ndr) vi chiamo amici perchè, pur non conoscendovi personalmente, vi ho sentiti vicini nella tragedia che ci ha colpiti. Io e mia moglie desideriamo vivamente ringraziare voi e tutti coloro che hanno seguito e raccontato i fatti. Un grazie va a Luigi Manconi, al quale in particolare ci affidiamo perchè non molli e faccia di tutto per arrivare alla verità e identificare i colpevoli, e alla signora Maria Ciuffi, la mamma di Marcello Lonzi che era stata colpita da una tragedia uguale e che ci ha scritto una lettera che voi avete pubblicato. Unisco a questa lettera alcune mie riflessioni delle quali mi assumo in ogni caso tutta la responsabilità scaricando eventualmente voi.

1. Quelli che hanno massacrato Aldo si sono comportati come i componenti della famigerata banda Koch, o come gli aguzzini di Videla o Pinochet. In quella gente però c'era una diversità: combatteva in modo ignobile, contro qualcuno, aveva una parte avversa, inerme e debole, ma comunque avversa che stava "dall'altra parte", che, almeno ai loro occhi, si configurava come "nemico". Lungi dall'essere una giustificazione, questa se non altro può essere un spiegazione. Ma Aldo, di chi poteva essere "parte avversa"?

2. Il direttore del carcere chiama se stesso e la sua organizzazione fuori da ogni colpa: ma in quel carcere che si definisce di "sicurezza", non era forse lui prima di tutti il responsabile di ciò che avveniva, della vita e della salute di chi gli era stato affidato? Si possono paragonare tra loro l'illegalità (secondo la legge italiana attuale) di coltivare piante di cannabis e le sevizie mortali (materiali, mentali, morali) inflitte ad un uomo? Eppure si sente aleggiare, tra i "benpensanti", la gente "per bene", che in fondo era un drogato, quindi aveva le sue colpe. La legge infame di cui sopra, tra l'altro accomuna marijuana e crack, eroina, cocaina, etc.: è come paragonare la camomilla ai barbiturici. Quanto al tenore di cannabinolo contenuto nelle piantine coltivate ai nostri climi, per una pianta che, a quanto mi risulta, è acclimatata bene in Libano e in Messico, credo ci sarebbe da discutere.. Per l'accusa di spaccio, basta ricordare che la perquisizione in casa di Aldo ha fatto ritrovare in tutto 30 (trenta!) euro. E Aldo non aveva conto in banca o in posta.

3. Mi dicono che il Pm che ha in mano l'inchiesta sia una persona seria, che vuole andare a fondo e trovare i colpevoli. Ma è quello stesso che ha fatto arrestare Aldo e la sua compagna. Possibile che non avesse saputo che così facendo avrebbe lasciato soli in una casa isolata sull'Appennino un minore (quattordicenne) con la nonna ultranovantenne dalla salute precaria?

4. Non ho nessuna fiducia che si arrivi a stabilire la verità tramite la "giustizia" italiana. Abbiamo troppi esempi in cui lo stato italiano ha coperto le colpe di delitti e stragi su cui aveva interesse che la verità non venisse fuori. Mi vengono in mente Piazza Fontana, Brescia, Bologna, l'Italicus, Ustica, il G8 di Genova, l'assassinio di Pinelli, in cui il primo responsabile a sua volta è stato messo a tacere in un modo che ricorda parecchio il caso Kennedy, mandando poi in galera gente che probabilmente non c'entrava affatto. Voglio vedere, (ma vorrei non vedere) se anche qui trionferà la logica degli omissis (magari non dichiarati) del segreto di stato, della vergogna. Siamo sicuri che tutte le morti avvenute in carcere in questi anni e catalogate come "suicidio" siano state veramente tali?

5. C'è un pezzo per pianoforte di Robert Schumann, triste, ma di una tristezza quasi incredula, che ripete in vari toni, la stessa frase musicale che è una disperata domanda : si intitola "Warum?", perchè?

Giuseppe Bianzino