Sabato prossimo il comitato "Verità per Aldo" organizza una manifestazione nazionale per far luce sulla morte del 44enne nel carcere di Capanne. Il sottosegretario Manconi: "Non ci sarà nessun insabbiamento".
L'appuntamento è per il 10 novembre, a quasi un mese dalla morte in carcere - sulla quale resta tutto da sapere - di Aldo Bianzino. Il comitato "Verità per Aldo" organizza una manifestazione nazionale a Perugia, "perché nessuno dimentichi". Un appuntamento "contro tutte le intolleranze", dicono i promotori, all'insegna della denuncia: "Il carcere? Sicuro da morire!". Perché "un paese intollerante è tutto tranne che un paese sicuro, perché per una pianta d'erba in cella non si deve finire, perché in carcere non si deve morire!".
In prima fila sabato prossimo a Perugia - partenza alle ore 15 da piazzale Bove - ci saranno il figlio e la compagna di Aldo, Roberta Radrici, che invita a partecipare numerosi al corteo: "La verità per Aldo è anche verità per tutti" (maggiori informazioni sul sito del comitato: http://veritaperaldo.noblogs.org). Il giorno dopo, l'11 novembre, si svolgeranno i funerali di Bianzino, rinviati per decisione della famiglia (la salma è stata riconsegnata dalla magistratura alla famiglia il 3 novembre).
Aldo Bianzino, quarantaquattrenne di Pietralunga (Perugia), era entrato nel carcere perugino di Capanne il 12 ottobre con l'accusa di coltivare marijuana, per uso personale, insieme alla compagna Roberta. I due erano stati separati fin da subito, lei nel braccio femminile della struttura, insieme ad altre detenute, lui in isolamento.
Non si rivedranno più: lasciato in buona salute, come sempre ha ribadito la donna, Aldo morirà due giorni dopo. Per infarto, dirà in un primo momento l'amministrazione penitenziaria, cosa che oggi fa parlare il Comitato di un "goffo tentativo di insabbiamento" . L'autopsia infatti ha detto altro: il corpo presentava una frattura alle costole, gravi lesioni al fegato, alla milza e al cervello. Un pestaggio?
Sulla vicenda il Pubblico ministero Giuseppe Petrazzini, lo stesso che ha condotto le indagini che hanno portato all'arresto di Bianzino, ha aperto una inchiesta per verificare la possibilità che la morte in carcere non sia dovuta a cause naturali. Al momento l'unico indagato è un agente carcerario, con l'accusa di omissione di soccorso e mancata custodia, dopo la dichiarazione di un altro detenuto che ha riferito di aver sentito Bianzino lamentarsi nella notte senza ricevere alcun soccorso.
"Non vogliamo il colpevole a tutti i costi - spiegano gli amici di Aldo e le associazioni che compongono il Comitato -, il fatto è che Aldo è morto e qualcuno ne è responsabile. Il silenzio delle istituzioni e dei rappresentanti della politica, dei cosiddetti garanti della nostra sicurezza sociale è assordante. Indaffarati a sperimentare modelli di governance escludenti, a scagliarsi contro ambulanti, lavavetri, vagabondi, non hanno trovato, non stanno trovando, non trovano il tempo per superare l'alone di impunità, per denunciare chi umilia le persone sotto custodia, infligge sofferenze fisiche e psichiche ai detenuti, uccide".
Sta seguendo la vicenda il sottosegretario alla ministero della Giustizia Luigi Manconi, che la settimana scorsa ha fatto visita al carcere di Perugia, e che assicura: "Non ci sarà nessun insabbiamento".
Nel lanciare la manifestazione di sabato prossimo, il comitato "Verità per Aldo" punta l'indice anche verso i mass media italiani, la maggior parte dei quali si è accorta della morte anomala di Bianzino in carcere solo molti giorni dopo. "Ma come è possibile che la vicenda non faccia sollevare neppure un sopracciglio nel panorama delle grandi firme del giornalismo italiano? Nemmeno un dibattito, giusto per capire, tra indulto e politiche repressive, che cosa succede nelle carceri italiane?"
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