Due suicidi in 3 giorni. In mezzo una rivolta che ha coinvolto buona parte dei trattenuti nel cpt di Modena. Una condizione inquietante che ripropone alla ribalta una questione ancora irrisolta dall'attuale maggioranza, quella del "superamento" dei centri di permanenza temporanea. Una commissione di indagine del ministero dell'interno aveva visitato lo scorso anno tutti i centri decretando il fallimento sostanziale delle ragioni per cui esistevano. Qualche ritocco c'è stato, maggiore trasparenza e possibilità d'accesso per visite, tre centri sono stati chiusi o riadattati a luoghi di accoglienza aperti, ma per il resto nulla è ancora cambiato. Roberta Fantozzi, della segreteria nazionale del Prc, annuncia che Rifondazione presenterà una interrogazione parlamentare in merito, e afferma che è sempre più urgente una risposta politica per giungere alla chiusura dei cpt.
Il sindaco di Modena, Giorgio Pighi, insieme al presidente della Provincia ha inviato una lettera dettagliata al ministero dell'interno per sollecitare soluzioni e per evidenziare la gravità della situazione. Da docente di diritto penale e in procinto di pubblicare un saggio che ruota attorno a questi temi interviene per spiegare le proprie riflessioni.
Ancora suicidi nei cpt...
Il sistema dei cpt è il risultato di diversi fattori: dalla repressione di comportamenti devianti al controllo dell'immigrazione, al problema della privazione delle libertà personali. Un quadro del genere non tiene più. Bisogna arrivare ad un suo superamento.
Verso quale soluzione
Le condizioni di trattenimento debbono divenire l'estrema ratio. La condizione di clandestinità in cui sono costretti tanti lavoratori che non sono riusciti ad entrare regolarmente in Italia non può essere l'elemento sufficiente a determinare misure coattive. Con la Bossi Fini si rischia di essere fuori dall'articolo 13 della costituzione, che impone limiti alla privazione di libertà personale. Debbono essere trattenute solo persone in casi eccezionali - pericolosità sociale, difficoltà di identificazione , presenza massiccia di persone in condizioni di irregolarità. Ma la misura deve essere soggettiva e non estesa a categorie.
Invece prevale la discrezionalità
I toni non ci hanno aiutato, si è costruita l'equazione clandestinità uguale criminalità , ma non regge. Se si favorisse l'incontro fra domanda o offerta di lavoro senza bisogno del permesso di soggiorno, almeno un terzo delle persone si regolarizzerebbero. La legge vigente ha reso ancora più ferruginosa la burocrazia, i permessi di soggiorno hanno durata breve ed è facile ritrovarsi clandestini.
Quindi i centri andrebbero chiusi?
Io credo che bisogni superare questa semplificazione, le persone non ci capirebbero se chiudessimo all'improvviso tutti i centri. Penso però che si possano graduare forme diverse di controllo a seconda dei soggetti, dalla sorveglianza speciale all'obbligo di reperimento per le persone il cui comportamento è a rischio devianza o in attesa di espulsione. Su questo tema mi piacerebbe vedere del serio riformismo.
Questo potrebbe avvenire con le modifiche legislative. Ma nel frattempo?
Nell'immediato una riforma che tenga conto della tipologia problematica degli ospiti, ridurre i casi di trattenimento all'essenziale, accelerare i tempi - 60 giorni sono assurdi e incomprensibili - garantire assistenza, interventi urgenti, un controllo di qualità e non repressivo».
Ma a Modena c'è davvero bisogno di un cpt?
Può esistere come piccolo centro che raccolga al massimo le persone provenienti da aree circostanti. È meglio che si mantenga in una situazione controllata democraticamente piuttosto che in aree impervie e irraggiungibili. È vero che i cittadini hanno una percezione esasperata del legame sicurezza e immigrazione fomentato dalla destra, ma dobbiamo costruire un altro sistema prima di smantellare questo, altrimenti nessuno ci capirebbe. Quello che è accaduto nel Cpt è gravissimo e si piangono due vite umane. Anche per questo dobbiamo trovare risposte credibili a problemi seri.