Sull'indulto è ormai guerra di numeri, dati e statistiche. La Stampa dell'altro ieri, tanto per dirne una, ha dedicato una pagina intera - corredata da un valanga confusa di dati - per dimostrare quanto l'indulto sia direttamente proporzionale all'aumento di furti, spaccio di droga, rapine e via discorrendo. Insomma, il solito tentativo di gonfiare ancora di più l'emergenza sicurezza e rintracciarne la causa nell'origine di tutti i mali italiani: l'indulto ovviamente.
In tutto questo, la cosa che più sorprendente, è l'assoluto silenzio sulla grande criminalità organizzata. Mentre si inseguono mendicati e writers, pubblicando intere paginate sull'arroganza dei lavavetri, si ignora del tutto il dato della camorra, della mafia e della 'ndrangheta: la più importante organizzazione criminale del mondo. Ma tutto questo, evidentemente non fa notizia, e allora è meglio concentrarsi sui criminali "minori".
Partiamo dalle rapine in banca: nella sua lunga "inchiesta" La Stampa prende come dato di riferimento non quello del ministero dell'Interno, ma una ricerca dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana: "Prima dell'indulto - scrive il quotidiano diretto da Giulio Anselmi - il dato era del 17%, mentre nella seconda parte del 2006, dopo l'indulto, si è arrivati ad un ritmo annuo del 30%".
Nessun problema se non fosse che, proprio rispetto alle rapine in banca, il quotidiano torinese "dimentica" di citare i dati del ministero dell'interno. Ebbene, andando a spulciare tra le 450 pagine del "Rapporto sulla criminalità in Italia 2006" - comprendente dunque i primi 5 mesi di indulto - si scopre che nel 2005 le rapine in banca sono state 2.735, passate a 2.774 nel 2006. Un dato sostanzialmente invariato, ma evidente non utile a dimostrare la pericolosità sociale derivata dall'indulto.
Non solo, sempre nell'articolo pubblicato dalla Stampa si viene a sapere che truffe, tentati omicidi, delitti informatici, incendi, contraffazioni e sequestri di persona avrebbero subito una generalizzata "impennata". Anche qui sarebbe bastato dare un'occhiata al rapporto del Viminale per rendersi conto in modo dettagliato che negli ultimi 10 anni, 2006 compreso, quei reati sono rimasti generalmente invariati.
Per quanto riguarda i furti, il dato degli ultimi dieci anni riferisce infatti di un tasso medio compreso tra i 2.500 e i 2.700 l'anno. Nel 2006, l'anno dell'indulto, il tasso dei furti denunciati è stato di 2.692; perfettamente in media dunque. Sempre negli ultimi dieci anni, il tasso dei tentati omicidi si è attestato in torno al 3,1. Nel 2006 questo tasso è addirittura sceso al 2,6. Poi c'è il capitolo sui sequestri di persona: 2,8 nel 2005 e 2,7 nel 2006; quello delle estorsioni: 9,5 nel 2005 contro il 9,0 del 2006.
Insomma, a leggere i dati ufficiali del Viminale si viene a scoprire un'unica verità: l'indulto, almeno nei primi 5 mesi, non ha determinato nessun aumento dei crimini. Anzi, il più delle volte i crimini sono calati. Eppure, in tutto questo, il bisogno di sicurezza è sempre più sentito come un'urgenza, un'emergenza addirittura. Un'emergenza però che non trova alcuna giustificazione se non quella di costruirsi una carriera politica.
In effetti sulla cosiddetta sicurezza percepita, gli stesso dati del Viminale parlano chiaro: alla domanda "quanto considerate a rischio la zona in cui vivete", la risposta degli italiani non lascia dubbi di sorta: dal 1993 un italiano su tre considera molto a rischio criminalità la zona in cui vive. Un dato che si mantiene assolutamente stabile fino al 2005. A questo punto sarà interessante verificare quanto la campagna securitaria in corso influirà sul dato, ancora non disponibile, del 2006 e del 2007. E sarà altrettanto interessante comparare questo dato, che di certo sarà in crescita, con quello dei reati che, come già detto, è sostanzialmente invariato. Se come ci aspettiamo il dato sulla percezione dell'insicurezza sarà aumentato, allora il bombardamento mediatico avrà funzionato a dovere e Cofferati, Veltroni e Domenici, magari con l'appoggio di Fini e Bossi, potranno continuare a deliberare tranquillamente le loro ordinanze anti-rom, lavavetri e via discorrendo.
Anche Alessandro Margara, quarant'anni da magistrato e cinque da direttore delle carceri italiane, ha pochi dubbi: "Ultimamente - dice a Liberazione - di dati ne girano davvero troppi che arrivano dalle fonti più disparate. Per quanto mi riguarda io farei riferimento solo a quelli del ministero. Ed il ministero ultimamente è stato chiaro: dopo l'indulto non c'è stato alcun aumento di reati. Mi colpisce molto il dato sulla droga pubblicato da La Stampa: parlano di aumento, ma in realtà ad aumentare saranno state le operazioni di contrasto dovute alla legge Fini-Giovanardi, piuttosto che un reale aumento del genere di reato. Insomma - conclude Margara - possono continuare a ricamare quanto vogliono sull'indulto. Chiedo solo un po' di serietà sulle fonti dei dati".