"Capisco perfettamente la rabbia di chi vede in libertà e con una nuova patente una persona che pochi mesi prima gli ha ucciso un figlio o un fratello guidando ubriaco. Ma attenzione: i problemi cominciano ben prima e finiscono ben dopo il processo". L'ex Pm Gherardo Colombo ha trascorso gli ultimi due anni da magistrato (si è dimesso la primavera scorsa) alla IV sezione della Corte di Cassazione, proprio quella che giudica gli omicidi colposi: morti sul lavoro e incidenti stradali. Dopo tante sentenze scritte su questo tema, Colombo si è formato l'idea che inasprire le pene per i pirati della strada serva a poco: sarebbe molto più efficace riuscire a farli smettere.
Cosa c'è "ben prima" e "ben dopo" un processo per omicidio avvenuto in un incidente stradale?
Quanto al "prima" posso dire che nel nostro Paese è sempre mancata una seria finalità di prevenzione, una vera educazione ai valori della convivenza e del rispetto delle regole, quelle stradali comprese. Così come sono forse da rivedere le stesse norme che stanno alla base dei processi su questo tipo di reati. Quanto al "dopo", dobbiamo chiederci se il nostro sistema sanzionatorio sia efficace.
Nella valutazione degli incidenti, anche mortali, la normativa sembra di fatto troppo benevola: si tratta spesso di assassini pericolosi e pronti a colpire di nuovo.
La normativa prevede una casistica ampia, dentro la quale conta molto la discrezionalità del giudice. Ed è bene che sia così. Per esempio: a tutti noi può capitare di far male a qualcun altro guidando. Mettersi al volante dopo aver bevuto anche un solo bicchiere di vino in più è un comportamento sbagliato. Ma ancora più grave è il fatto che qualcuno violi abitualmente la legge guidando ubriaco o a folle velocità. La sanzione scatta in entrambi i casi, è ovvio: ma la differenziazione è doverosa.
Perché una persona condannata per guida in stato di ebbrezza può continuare a guidare fino a uccidere?
Questo va chiesto a chi fa le regole, non a chi deve verificarne il rispetto. Un magistrato non può inventarsi il ritiro permanente e definitivo della patente, se non c'è una legge che lo consenta; né può arrestare un omicida del volante se questo non è previsto.
Però il giudice potrebbe applicare il massimo della pena e questo non lo fa mai o quasi.
È vero, è molto raro, che in questo tipo di processi si applichi il massimo della pena, ma a mio avviso questo non è un comportamento legato alla sottovalutazione dell'omicidio colposo. Solo in casi molto limitati nel nostro sistema giudiziario viene irrogato il massimo della pena. E ciò avviene per diverse ragioni. Comunque il magistrato è tenuto a concedere attenuanti in presenza di un risarcimento pecuniario, come non può ignorare il fatto che un reo sia incensurato o negare il rito abbreviato che comporta automaticamente sconti di pena. Né va dimenticato che un processo di durata normale porterebbe spesso dritti alla prescrizione.
Resta che a una condanna non segue mai l'effettiva permanenza del colpevole in cella a scontare la pena e a riflettere su quanto ha fatto.
Qui entriamo in quel "dopo" che, di nuovo, non dipende soltanto dalle scelte di un magistrato. Anche se, per l'opinione pubblica, la faccia ce la mette lui. Sarà impopolare, specie oggi che sembra aver ragione chi suggerisce o predica la punizione più pesante, ma sul nostro sistema di pena occorre avviare una riflessione seria. La realtà attuale, supportata dalle statistiche, è che in prigione si impara a delinquere. Altrimenti non ci sarebbe un tasso di recidiva tanto alto, vicino ai due terzi. Quindi non sarei così sicuro che la soluzione sia costruire più carceri per tenere dentro più gente e più a lungo, aggiungendo all'elenco i pirati della strada.
E allora, cosa propone?
Se, come credo, il nostro sistema sanzionatorio va modificato, approfittiamone per cambiarlo veramente: l'omicidio colposo commesso al volante è uno dei classici reati in cui sarebbe più importante puntare sulla rieducazione, per evitare il ripetersi di comportamenti delittuosi. E allora mi chiedo per evitare che un giovane provochi nuovi incidenti mettendosi al volante ubriaco o impasticcato, è più efficace condannarlo a un anno in un ospedale ad assistere le vittime di incidenti stradali, o a un anno di prigione (che comunque non sconterà)?