Sette suicidi in carcere solo a giugno. Diciotto negli ultimi tre mesi
Una media mai riscontrata in 5 anni. I dati del dossier '"Morire di carcere'' di Ristretti orizzonti
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)
21 luglio 2007
Nel mese di giugno 2007 si sono suicidati ben 7 detenuti: un numero così alto non si registrava da quasi 18 mesi, esattamente dal febbraio 2006, quando però nelle carceri erano stipate più di 60.000 persone, a fronte delle 44.000 circa di oggi. Lo rivela l'ultimo numero del dossier "Morire di carcere" redatto da Ristretti orizzonti.
Nell'ultimo trimestre (aprile - maggio - giugno) i detenuti che si sono tolti la vita sono stati 18, una media mai riscontrata negli ultimi cinque anni, cioè da quando Ristretti orizzonti ha iniziato a raccogliere i dati. Solo nel 2001 ci sono stati trimestri più "neri", tanto che alla fine dell'anno si sono contati 69 suicidi. «Crediamo sia sbagliato trasformare semplicemente questi numeri in un "termometro" della sofferenza da detenzione - si legge nel dossier - stiamo parlando di una casistica estremamente limitata, sulla quale "pesano" molto le vicende personali, spesso frutto di eventi imprevedibili». Nessuna conclusione affrettata, quindi, ma piuttosto un "segnale", l'indicazione di un disagio che aumenta, mese dopo mese, alimentato dalla delusione delle riforme che non arrivano, dalla paura di un nuovo sovraffollamento, dalla nuova stretta repressiva che trova le radici nel dopo-indulto, «per placare una società sempre più "affamata di sicurezza"».
«Perfino gli incidenti stradali stanno diventando il pretesto per chiedere pene più severe, pene certe, misure di sicurezza più efficaci, più controlli, e così via: in questo clima i detenuti si chiedono con angoscia se mai verrà abolito l'ergastolo, se mai verranno riformate le leggi sugli stupefacenti e sugli immigrati, se mai verrà cancellata la legge ex-Cirielli, se mai arriverà un nuovo Codice penale che preveda più pene alternative e meno carcere, decise già al termine del processo», prosegue il dossier. L'impennata di suicidi tra i detenuti (nei primi tre mesi del 2007 ce n'era stato soltanto uno) potrebbe essere casuale e non trovare conferme nei prossimi mesi, ma potrebbe essere anche il segnale che i "fattori di speranza" rappresentati dalla concessione dell'indulto e dall'inizio di una legislatura molto "promettente" sotto il profilo delle novità nella legge penale si stanno rapidamente esaurendo. Forse i detenuti hanno smesso di credere alle "promesse" di abrogazione della legge "ex-Cirielli" e di revisione delle normative sulle droghe e sull'immigrazione. «Mentre nelle carceri non si vedono riforme strutturali, che dovrebbero partire durante la riduzione dell'affollamento consentita dall'indulto. E il numero dei detenuti sta rapidamente risalendo: quasi 6.000 in più in soli 10 mesi, il che significa che tra un paio di anni rischiamo di ritrovarci ancora con 60.000 persone, stipate nelle celle in condizioni di inciviltà. Il progetto di riforma del Codice penale rappresenta forse l'ultima spiaggia: molti si aspettano che le pene, non più ispirate da logiche emergenziali, diventino davvero funzionali al recupero della persona condannata, allineandosi peraltro con quelle vigenti in molti altri stati europei», conclude il dossier.
Nell'ultimo trimestre (aprile - maggio - giugno) i detenuti che si sono tolti la vita sono stati 18, una media mai riscontrata negli ultimi cinque anni, cioè da quando Ristretti orizzonti ha iniziato a raccogliere i dati. Solo nel 2001 ci sono stati trimestri più "neri", tanto che alla fine dell'anno si sono contati 69 suicidi. «Crediamo sia sbagliato trasformare semplicemente questi numeri in un "termometro" della sofferenza da detenzione - si legge nel dossier - stiamo parlando di una casistica estremamente limitata, sulla quale "pesano" molto le vicende personali, spesso frutto di eventi imprevedibili». Nessuna conclusione affrettata, quindi, ma piuttosto un "segnale", l'indicazione di un disagio che aumenta, mese dopo mese, alimentato dalla delusione delle riforme che non arrivano, dalla paura di un nuovo sovraffollamento, dalla nuova stretta repressiva che trova le radici nel dopo-indulto, «per placare una società sempre più "affamata di sicurezza"».
«Perfino gli incidenti stradali stanno diventando il pretesto per chiedere pene più severe, pene certe, misure di sicurezza più efficaci, più controlli, e così via: in questo clima i detenuti si chiedono con angoscia se mai verrà abolito l'ergastolo, se mai verranno riformate le leggi sugli stupefacenti e sugli immigrati, se mai verrà cancellata la legge ex-Cirielli, se mai arriverà un nuovo Codice penale che preveda più pene alternative e meno carcere, decise già al termine del processo», prosegue il dossier. L'impennata di suicidi tra i detenuti (nei primi tre mesi del 2007 ce n'era stato soltanto uno) potrebbe essere casuale e non trovare conferme nei prossimi mesi, ma potrebbe essere anche il segnale che i "fattori di speranza" rappresentati dalla concessione dell'indulto e dall'inizio di una legislatura molto "promettente" sotto il profilo delle novità nella legge penale si stanno rapidamente esaurendo. Forse i detenuti hanno smesso di credere alle "promesse" di abrogazione della legge "ex-Cirielli" e di revisione delle normative sulle droghe e sull'immigrazione. «Mentre nelle carceri non si vedono riforme strutturali, che dovrebbero partire durante la riduzione dell'affollamento consentita dall'indulto. E il numero dei detenuti sta rapidamente risalendo: quasi 6.000 in più in soli 10 mesi, il che significa che tra un paio di anni rischiamo di ritrovarci ancora con 60.000 persone, stipate nelle celle in condizioni di inciviltà. Il progetto di riforma del Codice penale rappresenta forse l'ultima spiaggia: molti si aspettano che le pene, non più ispirate da logiche emergenziali, diventino davvero funzionali al recupero della persona condannata, allineandosi peraltro con quelle vigenti in molti altri stati europei», conclude il dossier.