Rete Invibili - Logo
Giustizia: in arrivo il Garante, la tortura finalmente diventa reato
Susanna Marietti (Associazione Antigone)
Fonte: Liberazione, 11 luglio 2007
11 luglio 2007

Il prossimo 21 luglio saranno passati sei anni dal G8 di Genova. Sei anni per convincerci, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che la tortura non è roba che riguarda solamente il terzo mondo e le incerte democrazie. Pubblici ufficiali nostrani che compiono atti di violenza su persone sottoposte alla loro responsabilità ne abbiamo visti ormai in una triste sequela di occasioni.

Due progetti di legge ci riguardano allora da vicino. Due progetti di legge che sono stati approvati alla Camera dei Deputati nei mesi scorsi e che attendono di venire votati dal Senato. Il primo è quello che introduce il reato di tortura nel diritto italiano, dando finalmente seguito a decennali impegni sovranazionali. Il secondo è quello che, all'interno di una più ampia Commissione sui diritti umani, istituisce la figura del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. La scorsa settimana Cesare Salvi, presidente della commissione Giustizia del Senato, ha nominato la senatrice del Prc Maria Luisa Boccia relatrice del provvedimento.

In attesa di una normativa nazionale, il Garante dei detenuti è stato costituito da più parti a livello regionale, provinciale e comunale. Il Lazio è stata la prima Regione in Italia a dotarsi di una legge istitutiva di una simile figura. Ancora oggi, il Lazio continua a proporsi come laboratorio per le politiche penitenziarie dell'intera nazione. È di un mese e mezzo fa l'approvazione della cosiddetta legge Nieri, una legge quadro sul carcere che tra le altre cose regolamenta, attraverso appositi protocolli d'intesa tra Regione e Amministrazione Penitenziaria, il passaggio della sanità carceraria laziale alle Asl, in ottemperanza al principio dell'universalità del diritto alla salute e a una riforma del 1999 mai applicata ai tempi di Storace. Regione e Stato lavorano in sinergia nella gestione della pena detentiva.

"Ci auspichiamo che i protocolli d'intesa siano disponibili entro l'anno", ha detto l'assessore alla sicurezza Daniele Fichera presentando ieri mattina la "Relazione sull'indagine relativa alle condizioni di vita dei detenuti all'interno delle carceri" effettuata dalla commissione regionale sicurezza e integrazione sociale, lotta alla criminalità, "così da incardinarne le conseguenze nella prossima legge di bilancio".

Il Lazio come laboratorio politico per il sistema penitenziario nazionale, come oggetto di osservazione e di sperimentazione. La Commissione sicurezza - presieduta dalla consigliera Luisa Laurelli e nella quale hanno avuto un ruolo importante il capogruppo del Prc Ivano Peduzzi e il consigliere verde Peppe Mariani - ha in questi mesi lavorato a una fase osservativa. Dal 16 maggio 2006 al 12 aprile 2007, in un arco di tempo che ha dunque attraversato il provvedimento d'indulto, la Commissione ha visitato tutte le carceri laziali.

Ne esce un quadro disomogeneo e disorganico, che tende tuttavia a livellarsi in modo preoccupante verso il basso. Gli istituti di Rieti e Paliano, dove la disposizione degli spazi non lascerebbe organizzare alcuna attività ricreativa e culturale, vengono indicati dalla relazione come le due creste inferiori dell'ideale curva di gradibilità delle carceri laziali. I reparti di medicina penitenziaria degli ospedali Roma Pertini e Viterbo Belcolle vengono invece indicati come fiori all'occhiello.

Ma resta il punto fondamentale: la mancanza di unitarietà nella politica penitenziaria della Regione che, a monte, non ha saputo elaborare negli anni passati un progetto complessivo, lasciando che, a valle, si osservasse la situazione a macchia di leopardo che la Commissione ci descrive. Come accaduto spesso in passato anche a livello nazionale, la scorsa amministrazione si è fermata a episodici finanziamenti e a interventi rapsodici sul sistema carcerario. Nel Lazio le carceri hanno oggi finalmente incontrato una regia alta.