Negli ultimi mesi ho più volte espresso apprezzamento al ministro Mastella per la tenacia con la quale ha portato avanti la sua battaglia per l'indulto. A questo si aggiunge anche la mia solidarietà nei suoi confronti, per come è stato abbandonato, già dal giorno dopo il provvedimento di clemenza, dalla classe politica che l'aveva sostenuto.
Alla fine, e gli ultimi dati sui recidivi lo dimostrano, la scommessa sull'indulto l'ha vinta, e mi sarebbe piaciuto che i giornali avessero dato rilievo a questo risultato con lo stesso spazio che in passato avevano concesso agli allarmismi. Detto questo, però, ammetto di provare un pizzico di delusione per come il ministro non abbia compiuto ulteriori passi avanti nella gestione delle politiche penitenziarie.
Sono passati sette mesi dal provvedimento, ma niente di concreto è stato fatto nei progetti di reinserimento delle persone indultate, soprattutto per quanto riguarda il loro avvicinamento al volontariato come forma di sostegno morale. Questo fatto è preoccupante, perché è segno della mancanza di una vera strategia. Non vedo in Mastella, come peraltro in molti dei suoi predecessori, quella passione necessaria a ridare al tema delle condizioni carcerarie un'attenzione vera, non solo burocratica.
I detenuti sono tornati ad aumentare, fra non molto qualcuno potrebbe tornare ad attaccare il ministro sull'inefficacia dell'indulto. Il mio apprezzamento per il suo operato rimane, ma senza una svolta da parte sua il sistema penitenziario italiano non uscirà mai da quell'abbandono che sta vivendo da decenni.
Sergio Segio