In carcere non ci voleva stare, sarebbe voluto rientrare nel suo paese, e per questo motivo chiedeva di poter avere colloqui con la sua ambasciata e il suo giudice di sorveglianza. I colloqui, come ha poi spiegato all'ospedale, "non ci sono stati" e allora per protesta si è conficcato un paio di forbici nel collo, un chiodo sulla fronte e si è cucito la bocca con cinque giri di filo di rame. Un gesto disperato e drammatico non nuovo per Eduard, romeno di 29 anni che stava scontando una condanna a 10 mesi di reclusione al carcere Regina Coeli di Roma.
Dietro le sbarre ci era finito nel 2005 per un furto. Scarcerato il 15 gennaio 2006 era stato riarrestato e condannato a dieci mesi di reclusione il 7 agosto sempre per un furto. In carcere però non ci voleva stare. E, come hanno poi spiegato anche i rappresentanti delle associazioni di volontariato giudiziario e lo stesso garante per i diritti dei detenuti "non ci doveva stare". Per questo motivo, il giovane detenuto aveva chiesto, come ha poi detto, di avere un colloquio con il rappresentante della sua ambasciata e con il magistrato di sorveglianza.
Richieste, a suo dire, rimaste senza risposta che però hanno fatto precipitare la situazione dentro il carcere. Anche se alla fine della pena mancavano solamente quattro mesi. centoventi giorni da passare dietro le sbarre. Troppo per Eduard che, nella cella di Regina Coeli mostrava segni di insofferenza e rabbia. Immediata la reazione del giovane che ha deciso quindi di cucirsi la bocca e sistemarsi i chiodi e le forbici nella pelle. A nulla sono serviti i tentativi degli uomini della polizia penitenziaria che hanno cercato di evitare che l'uomo continuasse a farsi male con i ferri.
Eduard, come ha poi denunciato Angiolo Marroni, garante regionale dei diritti dei detenuti, "in carcere non ci sarebbe dovuto stare - ha denunciato -è drammaticamente chiaro che Eduard avrebbe dovuto scontare la pena lontano dal carcere". Non fosse altro perché, come prosegue la denuncia del garante "anche in passato aveva compiuto altri atti di autolesionismo". Violenze cui ha poi aggiunto lo sciopero della fame. Un tentativo disperato per far sentire la sua voce, finito poi all'ospedale.