L'azione durissima della magistratura nel processo degli scontri dell'11 marzo 2006 in corso Buenos Aires s'inserisce nel generale clima di repressione che colpisce le vite di decine e decine di persone dalla Sardegna a Cosenza, fino ad arrivare a Milano, attraverso la costruzione d'inchieste per associazione sovversiva, gestite mediaticamente in stile "sbatti il mostro in prima pagina", lo stillicidio di denunce contro singoli per reati "minori", lo sgombero forzato degli spazi sociali occupati, la repressione del diritto alla mobilità come per esempio la vicenda dei treni per il corteo contro Bush a Roma.
In generale ad essere minati sono gli spazi di agibilità politica delle varie forme di protesta, Resistenza e antagonismo che si muovono al di fuori degli schemi precostituiti.
In prospettiva del processo di appello per la manifestazione antifascista del 11 marzo 2006 a Milano nasce un ambito composto da alcuni imputati, da compagni e compagne milanesi, "LibereRibelli", con l'esigenza di riprendere il dibattito e di formulare una proposta collettiva di mobilitazione.
Un ambito che nasce dall'esigenza di rilanciare il dibattito e la mobilitazione, partendo dalla vicenda degli arresti di C.so Buones Aires, per aprire una riflessione sullo sviluppo delle politiche repressive in un contesto più generale di deriva autoritaria della società.
All'interno di una più articolata campagna di informazione e di lotta abbiamo individuato la necessità di costruire un convegno/incontro che diventi un momento di discussione e di approfondimento per connettere le varie esperienze, le vicende processuali e le campagne di liberazione e d'informazioni che si sono sviluppate.
La questione da affrontare è se sta maturando "un salto nel livello repressivo dello Stato" nei molteplici procedimenti giudiziari che si stanno svolgendo nel nostro paese contro il "movimento", i suoi attivisti e le lotte a cui partecipano.
Il processo per gli scontri dell'11 marzo 2006 ne è un esempio: in corso Buenos Aires scoppiavano scontri fra la polizia e i manifestanti, 43 persone venivano rastrellate e arrestate dalle forze dell' "ordine" perchè trovati nei pressi del luogo.
Per 25 antifasciste/i dei fermati verranno confermati gli arresti, mentre nel clima di campagna elettorale i mass media e tutto l'arco politico e istituzionale già pronunciavano la sentenza di condanna stigmatizzando la manifestazione come teppismo politico e gli arrestati come i nuovi barbari.
I 25 resteranno in carcere preventivo per 4 mesi fino alla fine del processo di primo grado che ne condannerà 18 a 6 anni, scontati a 4 per il rito abbreviato, per concorso in "devastazione e saccheggio".
Un reato in disuso dall'immediato dopoguerra, con una pena prevista dagli 8 ai 15 anni di reclusione, che attraverso la gravità delle imputazione consente lunghe misure preventive di detenzione tra carcere, arresti domiciliari e obblighi di firma.
Dopo un tentativo fallito a Torino alla fine degli anni '90 e un primo uso nei confronti degli ultrà, dal G8 di Genova in poi la magistratura sta tentando di contestarlo regolarmente nelle inchieste relative ai disordini di piazza.
A Milano si vuole creare un precedente molto grave nell'applicazione del reato di "devastazione e saccheggio" applicandolo alla protesta politica. L'escamotage di utilizzare il "concorso morale" ha infine consentito al giudice di condannare 18 persone a 4 anni di carcere, senza bisogno di contestare prove ed episodi specifici.
Una pena collettiva che ha una funzione di monito generale in quanto punisce la semplice partecipazione ad una manifestazione.
A fronte di questa stretta repressiva è apparsa evidente la complessiva impreparazione di tutti coloro che dovevano occuparsi di dare una risposta.
Adesso è importante r-iniziare a discutere, far circolare informazioni e collettivizzare le esperienze.
Quindi l'idea di un'incontro che partendo dal racconto degli avvocati, degli imputati, delle realtà di movimento, dei comitati di genitori o altro, di come hanno operato, di come hanno reagito di fronte al fenomeno repressivo, si possa costruire un confronto e conoscenza reciproca.
La complessità della materia in oggetto anche in relazione al fatto che molteplici sarebbero le vicende da analizzare ci ha fatto considerare l'ipotesi di costruire un convegno su più momenti assembleari.
Momenti assembleari che innanzittutto si strutturino attraverso blocchi tematici di confronto, che noi abbiamo individuato in:
- elementi giuridico / politici (quali reati contestati, quale interpretazione e uso politico ne è stato fatto)
- reti di appoggio e mobilitazione (familiari, comitati, ecc)
- reti di appoggio legale
- reti di avvocati
- rapporti tra imputati
- strategie processuali
- strategie medianiche
Altro elemento importante per la costruzione degli incontri è l'individuazione delle esperienze processuali, e la disponibilità di che a vario titolo ne è coinvolto.
Sono molti i processi che si stanno celebrando, in via di conclusione e che a breve partiranno, e abbiamo l'esigenza di analizzarne alcuni, discutere le varie problematiche e criticità per valorizzarne gli aspetti positivi.
Alla fine abbiamo di fatto individuato una serie di processi:
- Genova contro i 25
- 11 marzo 2006 a Milano
- A Manca pro Indipendentia
- Via Po a Torino
- Sud Ribelle Cosenza
- 6 novembre Roma
- Eversione dell'ordinamento democratico Bologna
- 12 febbraio 2007 Milano
- Bologna contro il partito - CARC
Infine il convegno si concluderà con un momento di discussione finalizzato, nelle nostre aspettative, a risaldare rapporti di scambio,solidarietà e dibattito tra le esperienze e soprattutto a lanciare iniziative di mobilitazioni che coinvolgano diverse realtà sul territorio nazionale.
L'iniziativa è articolata su due momenti il primo nella giornata di domenica 21 ottobre dalle 10 alle 16 e il secondo nella sera del 26 ottobre alle 21.
La sede è una sala pubblica , il Barrios, un teatro nella profonda periferia milanese, la Barona
A tutti coloro che sono interessati a partecipare il nostro contatto mail
è libereribelli@libero.it