Dopo il post di presentazione di qualche giorno fa, torniamo seri per approfondire un argomento a cui tengo particolarmente. Lo scorso 26 settembre, proprio in occasione dell'anniversario della morte, è arrivato in tutte le librerie Mauro Rostagno - prove tecniche per un mondo migliore, volume a fumetti che ho co-scritto con Nico Blunda ed è stato disegnato da Giuseppe Lo Bocchiaro (di cui vedete uno sketch qui di fianco), edito da Beccogiallo. Abbiamo provato a sintetizzare in 120 pagine a fumetti (più una mole enorme di approfondimenti, interviste e cronologie, e contributi di firme come Adriano Sofri e Benedetta Tobagi) una vita lunga e intensa. Il torinese Rostagno è stato una delle anime del '68, al fianco di Renato Curcio all'Università di Trento, prima che le strade dei due si dividessero e quella di Curcio lo conducesse verso le BR. Mauro è stato poi tra i fondatori di Lotta Continua, direttore dell'omonimo giornale e promotore di LC a Palermo. In seguito, dopo un'esperienza fondamentale in India tra gli "arancioni" al fianco della compagna Elisabetta "Chicca" Roveri e della secondogenita Maddalena, si è trasferito nuovamente in Sicilia, a Trapani. Qui ha fondato (insieme a un personaggio controverso come Francesco Cardella) la prima comunità laica per tossicodipendenti, Saman. E insieme ai ragazzi in riabilitazione, ha cominciato a collaborare con una piccola emittente locale, RTC. Da quei microfoni, con un'ironia debitrice dell'esperienza del compagno e amico Peppino Impastato, denunciava i malaffari di mafiosi e massoni nel trapanese. Per le sue denunce, che mettevano alla berlina nomi di spicco dell'imprenditoria e della politica locale, fu ucciso la sera del 26 settembre 1988 in un agguato. Per anni, false piste e informazioni pilotate hanno contribuito a infangare la memoria del sociologo e rivoluzionario "siciliano per scelta", portando tra l'altro all'arresto della compagna quando si è battuta - con conclamata superficialità - la pista interna alla comunità. Oggi, grazie all'impegno dei familiari e della procura di Palermo, l'ipotesi mafiosa torna preponderante, e dopo l'udienza preliminare del 18 novembre l'appuntamento è per il 2 febbraio, con l'inizio del processo.
Gli imputati sono l'ex capomafia di Trapani, il gioielliere Vincenzo Virga, e uno dei killer, il "campione di tiro a segno" Vito Mazzara, entrambi già in carcere per altri reati. Grazie in particolare all'attività dell'associazione trapanese Ciao Mauro, diversi enti locali sono stati spinti a costituirsi parte civile, scelta simbolica di grande importanza.
Per chi volesse approfondire la figura di Mauro suggerisco la lettura di questo recente pezzo di Rino Giacalone per Antimafiaduemila o dell'intervista che ho rilasciato proprio all'Unità poco dopo l'uscita del volume.
A poco più di un mese dall'inizio del processo, ho intervistato Chicca, per sondare il suo stato d'animo e le sue previsioni sul procedimento. La seconda parte di questa intervista sarà on line il 2 gennaio.
Nel frattempo, buona lettura e buon anno nuovo.
Poche settimane fa si è tenuta l'udienza preliminare per il caso Rostagno. Finalmente un punto d'arrivo e un punto di partenza, sulla pista mafiosa. Quanta è la soddisfazione e quanta l'amarezza per questa attesa?
Il 18 novembre 2010 c'è stata l'udienza preliminare. 22 anni dopo l'omicidio hanno deciso che il 2 febbraio 2011 inizia il processo. Sul banco degli accusati ci saranno due mafiosi: Virga e il suo killer preferito. Come vedi ho voluto ripetere queste date così vergognose. Eppure quando il magistrato Antonio Ingroia ha detto - cito testualmente - "è con emozione che ci apprestiamo a chiedere che si celebri il processo contro la mafia per l'uccisione di Mauro," questi 22 lunghissimi anni sono come evaporati, nonostante le ferite profonde e incancellabili che mia figlia Maddalena ed io abbiamo subito...
Essere arrivati al processo mi è parso incredibile, per i depistaggi perpetuati e sottolineati dagli stessi Ingroia e Gaetano Paci, per la capacità di rimozione che la società in genere mostra verso la lotta alla mafia.
La prima cosa che ho pensato è che Mauro potrà fare ancora male a quella società mafiosa e connivente che lo ha ucciso. Anche da morto vi farà ancora male. E mentre lo dicevo tra me e me guardavo i difensori dei due mafiosi. Hanno già un bel canovaccio pronto per la loro linea difensiva e ne hanno dato un piccolo assaggio: la tesi del PM Gianfranco Garofalo, quella che mi portò in carcere.
Penso che i cittadini di Trapani sapessero da subito chi avesse ucciso Mauro: sarà importantissimo anche per loro vedere la mafia alla sbarra.
Che siano alla sbarra un boss e un killer è già una piccola conquista. Credi ci sia un motivo preciso, magari dovuto a delle falle investigative, per cui dell'intero commando sia stato trovato e accusato solo Vito Mazzara?
Ci sono state sicuramente delle ''falle'' investigative, questo è ormai conclamato dagli stessi PM. Io spero che gli investigatori abbiano altro in mano da utilizzare e che abbiano, per ora, usato solo alcune prove per poter arrivare al processo... In ogni modo continuo a sentire molto forte l'importanza che alla sbarra ci siano due uomini di Cosa Nostra di un certo peso, forse proprio perchè la pista mafiosa è stata anche scartata per un certo periodo ed il fatto di riproporla con forza e che ci sia un processo per me non è da poco. Mi accontento di ciò? No, voglio tutta la verità ma alla verità si arriva se si comincia bene e questi due personaggi alla sbarra per me sono un buon inizio.
Anche dopo 22 anni?
Sì... come diceva Mauro quando ha scelto la canzone di Paolo Conte per la sua trasmissione mai andata in onda, "Avana", ci vogliono "Anni Anni"...
Ancora oggi Mauro Rostagno sembra un personaggio "scomodo", ad esempio agli occhi del mondo dell'informazione di cui eppure è stato paladino. Le notizie sul processo e le ricostruzioni della sua vita a volte vegono trattate con superficialità. C'è qualcosa che rimproveri alla stampa? E alla società civile?
Mauro è un personaggio non scomodo, direi scomodissimo, e penso volutamente dimenticato e trattato con sufficienza dalla stampa. Non era uno di loro, non lo è mai stato e non lo sarebbe mai diventato. Scegliere Trapani per fare giornalismo era una scelta che solo Mauro poteve fare. Anche ora nel 2010, Trapani non esiste nella testa dei giornalisti e nelle attenzioni dei giornali. Nessuno ha volutamente capito l'importanza della raccolta di firme patrocinata dall'associazione Ciao Mauro a Trapani per chiedere che il caso non venisse archiviato.
Per molti la lotta alla mafia la fa la magistratura, o la polizia. Ricordo invece quello che dicevano Falcone e Borsellino sull'importanza della partecipazione della società civile, di noi cittadini che subiamo e viviamo la prepotenza della mafia. Spero che il 2 febbraio sia una data importante per tutta l'Italia, che molte associazioni che si battono contro le mafie si costituiscano parte civile nel processo. Mauro non è morto per i Trapanesi, ma per la libertà di tutti noi. E quella città non è marginale nella storia della mafia... sbaglio o il ricercato più importante, quello che attualmente si ritiene a capo della mafia, è Matteo Messina Denaro, figlio maledetto di quella terra?
E Trapani si trova al centro di tanti traffici, a quanto pare. Quello della droga (e questo è certo) o quello delle armi verso la Somalia, o ancora quello dei rifiuti tossici. Credi che Mauro abbia calpestato i piedi non solo dei mafiosi, con la sua attività a Trapani? E cosa ne pensi di quelle misteriose cassette che - si dice - abbia girato, inquadrando loschi traffici in un aeroporto del trapanese?
I mafiosi di professione fanno affari e gli affari li fanno con chi fa affari. Quindi credo che Mauro abbia sicuramente rotto le scatole a molti: mafiosi, politici, affaristi e collusi vari.
Delle cassette sappiamo che sono sparite. Io so in prima persona che è sparita una cassetta audio che Mauro custodiva molto gelosamente, so, per quello che dice Gianni Di Malta [uno degli operatori più fidati di Rostagno, NdR], che Mauro si era fatto comprare una videocamera speciale che usava solo lui.
A qualcosa doveva pur servire...
Vorrei che chiudessi con un ricordo del Mauro siciliano. Qual era la reazione dei trapanesi, che tu ricordi, alla sua lotta quotidiana contro la mafia? Pensi che si possa risvegliare quel sentimento in vista delle rivelazioni giudiziarie?
Il giorno del suo funerale io non sono riuscita a stare dietro la bara, quando fu portata fuori dalla cattedrale... tutti si sentivano suoi parenti e volevano stare vicino a lui.
I giorni prima del funerale molta gente venne in comunità per salutare Mauro un'ultima volta. Ricordo delle signore anziane vestite di nero che mi dicevano "Siamo sue telespettatrici, guardavamo sempre Mauro in TV".
Sì, spero che si possa risvegliare il sentimento d'amore che Mauro seppe suscitare, ma dobbiamo aiutarci tutti, perché quando sei abituato solo a subire diventa difficile credere e sperare, dobbiamo fare un gran casino, dobbiamo essere tanti, i giornali e la tv dovrebbero fare la loro parte, come faceva Mauro quando iniziò il processo a Mariano Agate [un tempo capo mandamento di Mazara del Vallo, NdR]: ogni giorno la sua TV faceva vedere Virga dietro le sbarre e dimostrava che ognuno, facendo la propria parte, poteva contribuire alla sconfitta della mafia.
Sono un'illusa? Forse sì, ma meglio sperare che essere rassegnati e schiacciati.
Strano questo mio ruolo... dover spiegare che, nonostante 22 anni siano un lasso di tempo vergognoso per avere giustizia, possiamo ancora farcela.