Non è un ottimo periodo per Roberto Saviano. Prima la sua Napoli - una parte degli abitanti di Scampia - gli si rivolta contro per la fiction di Sky tratta dal suo libro-caso "Gomorra" (che, secondo alcuni, avrebbe mercificato a senso unico il dramma di quella periferia devastata dalla camorra). Poi il tribunale di Roma che ha archiviato la sua richiesta di danni nei confronti Paolo Persichetti, l'ex Br che si era occupato della querelle sul caso Peppino Impastato dalle pagine di "Liberazione".
Il Gip di Roma, Barbara Càllari, ha depositato un'ordinanza di archiviazione della querela di Roberto Saviano contro il direttore del quotidiano "Liberazione", Dino Greco, e il giornalista Paolo Persichetti, seguita alla pubblicazione di articoli in cui si riprendeva la richiesta del "Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato" di Palermo di rettificare un'affermazione contenuta nel libro "La parola contro la camorra" di Saviano, secondo cui il film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana avrebbe "riaperto il processo" per il delitto Impastato, avvenuto il 9 maggio '78 a Cinisi. Il Centro, in una lettera-diffida dell'ottobre 2010, dimostrava che i processi contro i mandanti dell'assassinio erano cominciati prima dell'uscita del film, nel settembre 2000, e che già nel '98 si era costituito, presso la Commissione parlamentare antimafia, un comitato per indagare sul depistaggio delle indagini sulla morte del militante di Lotta Continua.
"Alla lettera-diffida - spiega il presidente del Centro Impastato, Umberto Santino - l'editore Einaudi rispondeva che "ulteriori iniziative diffamatorie sarebbero state perseguite nei termini di legge". Una richiesta di verità veniva scambiata per diffamazione. Il film ha fatto conoscere Impastato al grande pubblico ma non ha avuto, né poteva avere, alcun effetto dal punto di vista giudiziario. Il Centro prende atto del provvedimento del tribunale di Roma e invita ancora autore ed editore ad effettuare la rettifica. Sappiamo che non ci sono mezzi legali per imporla, ma chiediamo semplicemente un atto di onestà intellettuale".
La vicenda è ricostruita sul sito di "Liberazione". "Persichetti aveva dato notizia della querela del Centro Impastato e dei familiari di Peppino ad Einaudi, editore di "La parola contro la camorra", perché l'autore ripristinasse con correttezza storica nella narrazione della battaglia per la verità sull'assassinio di Impastato, un episodio "accessorio" nell'economia dell'articolo che tuttavia per Saviano ha assunto un significato capitale: la presunta telefonata che Felicia Impastato, madre di Peppino, gli avrebbe fatto nell'estate del 2004. Episodio che Saviano racconta con dovizia di particolari in un altro libro, La bellezza e l'inferno, ma che viene smentito da testimoni fondamentali. Umberto Santino, presidente del centro Peppino Impastato di cui fu amico e compagno, torna a chiedere ad autore ed editore la rettifica di "affermazioni non veritiere. Sappiamo che non ci sono mezzi legali per imporla. Chiediamo semplicemente un atto di onestà intellettuale".