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Quella testimone "dimenticata". Cento passi ancora da fare
Stefano Galieni
Fonte: Liberazione, 22 dicembre 2011
22 dicembre 2011

Terrasini confina con Cinisi, provincia di Palermo. La notte fra l'8 e il 9 maggio 1978 Provvidenza Vitale era di turno come casellante al passaggio a livello. In quelle ore, in quel luogo, veniva ucciso Peppino Impastato, direttore di Radio Aut, una piccola emittente radiofonica che dava molto fastidio a Cosa Nostra ed in particolare al boss della zona, Gaetano Badalamenti. Una testimone diretta dell'omicidio data dai carabinieri del luogo come irreperibile. Si disse che era emigrata negli Stati Uniti.
Oggi la donna, interrogata dal sostituto procuratore Francesco Del Bene, dice di non ricordare nulla di quella notte. Pare che nessuno sia mai andata a cercarla e che per un certo periodo effettivamente si sia trasferita negli Usa. Difficile capire se potrà aggiungere qualcosa di nuovo a quanto già noto, ma già dallo scorso anno la Dia di Palermo ha aperto una nuova indagine per depistaggio. Il reato è caduto in prescrizione ma, come giustamente afferma Umberto Santino, fondatore del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, sono troppi gli elementi su cui si potrebbe fare chiarezza.
Nel maggio scorso, lo stesso Santino ha inviato alla Procura della Repubblica una lunga lettera in cui si chiede la restituzione del materiale sequestrato "informalmente" nella abitazione di Impastato. Lo stesso Giovanni Impastato, fratello di Peppino, racconta di come all'epoca dell'omicidio venne sequestrato e chiuso in otto grandi sacchi neri, tutto il materiale di archivio del fratello. Vennero riconsegnati solo quattro volantini. E il resto?
In quel periodo Peppino si interessava dell'omicidio di due carabinieri avvenuto nel 1976. Vennero arrestate e condannate quattro persone in odore di mafia. Uno Giuseppe Vesco, morì in carcere in strane circostanze; gli altri dichiararono poi di essere stati indotti mediante tortura a confessare. La sentenza è stata annullata nel 2008 anche grazie alla testimonianza di un ex carabiniere.
Fra le carte sequestrate a Impastato c'è un volantino firmato Lotta Continua in cui si dà notizia di come le forze dell'ordine avessero ricevuto ordine di scartare la pista mafiosa e di individuare i responsabili nella sinistra rivoluzionaria e nel Pci. Una pista assurda se si tiene conto del contesto territoriale (i diversi ambiti di attività mafiosa), e politico.
Nel documento inviato a maggio alla Procura, Santino pone alcuni quesiti immediati e semplici. Domanda la ragione per cui il terzo mandante dell'omicidio Impastato, Salvatore Palazzolo, non sia mai stato portato in giudizio. Interroga rispetto al ruolo svolto all'epoca dei fatti dalla magistratura e dalle forze dell'ordine. Al ritrovamento del corpo, il procuratore capo Gaetano Martorana, inviava a Palermo un fonogramma con cui si sanciva che Peppino Impastato era morto mentre preparava un attentato. Per fugare ulteriori dubbi, venne fatta rinvenire una curiosa lettera in cui si lasciava intendere intenzioni suicide di Impastato, lettera trovata da un sottufficiale dei carabinieri, Carmelo Canale e consegnata al Giornale di Sicilia.
Dal racconto di Santino, uno che la mafia la combatte con la conoscenza e l'informazione, emerge che soltanto il procuratore Costa e il consigliere istruttore Chinnici si rifiutarono di credere a questa ricostruzione. Chinnici venne ucciso dalla mafia nel 1983; i due maggiori dei carabinieri che più si dettero da fare per confermare la tesi terroristica, Subranni e Baldo Honorati, hanno ora i gradi da generale. Il secondo riuscì anche, quando le indagini avevano preso il verso giusto, ad affermare che Chinnici accreditava la tesi dell'estrema sinistra per ragioni elettorali.
Tra i documenti che intanto sono arrivati al Centro Studi, grazie all'aiuto di un giornalista, compaiono degli appunti dal titolo "Alcune domande" a firma di un "Centro informazione democratica". Si parla di incontri fra esponenti delle forze dell'ordine e della destra neofascista. Impastato indagava anche su questi legami. Nel testo non risultano illazioni sui rapporti fra Gaetano Badalamenti e le forze dell'ordine ma, per nota coincidenza, a trovare "Tano seduto" detenuto nelle carceri statunitensi, si recava spesso il maresciallo di Terrasini Antonino Lombardo, suicidatosi nel 1995 per ragioni ignote.
Terrasini è il paese in cui vive Provvidenza Vitale e, per colmo delle coincidenze, il sottufficiale Carmelo Canale, autore del ritrovamento della misteriosa lettera che accreditava la tesi del suicidio, è il cognato di Antonino Lombardo. Neanche Agatha Christie avrebbe saputo fare di meglio. Ma non si tratta di un giallo, basti pensare che pochi giorni fa la pizzeria che dà da vivere a Giovanni Impastato è stata devastata da un incendio. Molto probabilmente di origine doloso.