Era cominciata male, con il gesto vigliacco di un leghista anonimo che ha abbattutto di notte l'ulivo della pace sotto cui doveva essere riattaccata la targa per Peppino Impastato. Un biglietto in dialetto ora nelle mani degli inquirenti, spiegava che sarebbe stato meglio un pino. Quell'ulivo rigermoglierà hanno assicurato i tecnici giardinieri. Intanto, però, i promotori del corteo hanno fatto in tempo a piantare un altro ulivo. E la targa c'è. Ce l'hanno rimessa in cinquemila, almeno cinquemila. Che hanno marciato sotto un sole pallido per questo paese che si allunga senza centro fino ad attaccare la Val Brembana alla periferia di Bergamo. Ponteranica una manifestazione così non l'aveva mai vista. Si ripeterà ogni anno l'ultimo sabato di settembre, finché quella targa non tornerà in biblioteca. E' finita bene. Tutti sul prato a sentire gli interventi ritrasmessi via radio da Popolare network e dal Progetto Radio X, la radio on line degli studenti bergamaschi.
«Non lasciamoci distrarre dal rumore di un albero che cade - esorta Alice, del comitato promotore mentre un bambino appiccica la targa - ascoltiamo la linfa di una foresta che cresce». Un lungo applauso. Due sposi sui trampoli svettano tra la folla. Sono veri? Chi se ne importa. E' la manifestazione che è vera. Una festa contro un gesto razzista, la rimozione della targa che intitolava la biblioteca civica al giovane militante di Dp ucciso da Cosa nostra a cui il sindaco ha contrapposto strumentalmente la figura di un missionario indigeno. Ma anche i padri sacramentini hanno preso le distanze da lui. Aldegani, così si chiama il sindaco, è solo. Solo con la sua Giunta di parenti e amici che gli è costata la rottura con il Pdl. Solo con il "contaminuti" con cui vorrebbe zittire i consiglieri di opposizione. Solo con il ministro Castelli che ha accusato i manifestanti di razzismo contro la Lega. Gli risponde Agnoletto: «La rimozione della lapide è un favore alla cultura mafiosa».
Il punto è questo, anche se Aldegani ignora chi sia 'sto Peppino Impastato che lo sta facendo passare per scemo.
«C'è molta gente del paese, e vedo anche dei bei sorrisi ai lati delle strade», osserva Alessandro Pagano, ex sindaco, a capo della lista unitaria Orizzonti nuovi. Solo il fragile patto di potere Pdl-Lega li ha sfrattati alle ultime comunali. Ma per cinque primavere Ponteranica ha ospitato la settimana della pace, facendo discutere i cittadini di Africa, cooperazione, multiculturalismo, pace e legalità. Da quell'esperienza era scaturita la dedica della biblioteca. Aldegani, merciaio e leghista, ha una sua personale ossessione: quella di finanziare la scuola parrocchiale.
La manifestazione, intanto, si collega via radio con la piazza romana delle agende rosse.
«La mafia c'è, qui in Lombardia, almeno da cinquant'anni - spiega Lorenzo Frigerio, referente regionale di Libera, tra i promotori della manifestazione assieme al comitato Impastato e alla Casa della memoria di Cinisi - se è vero che la Lombardia è quarta per beni confiscati, terza per aziende sequestrate e prima per lo smercio di cocaina, non è più possibile parlare di infiltrazioni». E gli allarmi di Moratti e Formigoni, preoccupati per l'Expo, sono tutta scena dal momento che nel comitato dei saggi che dovrebbe vigilare sul business spicca il nome dell'ex generale Mori, quello che avrebbe sorvegliato il covo di Riina per impedirne la perquisizione. «Da un lato c'è Maroni che non scioglie i comuni infiltrati di Paternò, terra di La Russa, e di Fondi; poi lo scudo fiscale che è un'amnistia per spacciatori, trafficanti d'armi e di rifiuti tossici. E ora questo sindaco che attacca la memoria. La Lega è la punta di lancia delle coperture alla mafia», spiega Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, mescolato alla testa del corteo. «La Lega è una montagna di merda», dice la spilletta dei giovani comunisti preparata per l'occasione con le parole di Impastato. Giovanni, il fratello di Peppino, dice anche lui che «La Lega fa parte di un progetto reazionario, criminale e fascista». E' salito da Cinisi con una lettera del suo sindaco per il primo cittadino di Ponteranica che non s'è fatto trovare. Accanto a lui, due vecchi compagni di Peppino, Giovanni Russo Spena e Franco Calamida. Ci sono le mamme di Dax e di Carlo Giuliani che erano amiche di Felicia Impastato e Claudio Fava, figlio di Giuseppe, trucidato da Cosa nostra per le stesse ragioni per cui fu ucciso Impastato. I ragazzi del posto discutono tra loro a margine della manifestazione, domandandosi perché «quel coniglio» non si sia fatto vedere in giro, gli alpini della protezione civile sono soddisfatti di come tutto sia filato liscio: «Siamo un paese di gente per bene». Aldegani è proprio solo.
Ma si sbaglierebbe ad archiviare la questione come locale. Il corteo ha funzionato come polo di attrazione per molte esperienze di movimento da tutta la Lombardia, Donne in nero, Cgil, Forum per l'acqua, Sinistra critica, sindaci lombardi ma anche da Pisa, anche da Borgetto, vicino a Cinisi. E tanti altri, compresa una delegazione, tutti incravattati, dell'Idv, con Orlando, che sgomita per conquistare la prima fila: «Noi siamo gli eletti!». Qualche manifestante è avvolto in un tricolore ma qua non ha il sapore delle adunate patriottiche. E molti sono i giovani, molti sono di Rifondazione. «Serviva una risposta politica che partisse dal cuore della Lega, non è una questione di targa ma di ricostruzione di un'opposizione frontale», dice a Liberazione Ezio Locatelli, segretario bergamasco Prc. Ecco perché le aree centriste avevano cercato di sventare una manifestazione, poi hanno provato a impedire che sfilassero le bandiere. Ma non ci sono riusciti.