Ora indaga la Procura di Cagliari sulla morte di Giuseppe Casu, il pensionato di Quartu Sant'Elena sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio. Il fascicolo aperto in seguito all'esposto presentato dai familiari, assistiti dagli avvocati Mario Canessa e Dario Sarigu, è nelle mani del sostituto procuratore Giangiacomo Pilia.
La magistratura dovrà chiarire le cause che hanno portato alla morte del sessantenne quartese avvenuta il 22 giugno scorso nelle stanze del Servizio di Diagnosi e Cura dell'ospedale cagliaritano Santissima Trinità. Al momento è certo che il pensionato fosse stato ricoverato il 15 giugno in seguito a un'ordinanza firmata dal vicesindaco di Quartu Antonio Lai. Nel corso di un'operazione compiuta da polizia municipale, carabinieri e personale sanitario, Casu è stato caricato a forza su un'ambulanza. Il motivo, in base alle cronache di quei giorni, sarebbe da ricollegare al fatto che lui si rifiutasse ostinatamente di chiudere la sua bancarella abusiva messa in piedi nella piazza IV novembre. Secondo alcune testimonianze riferite pubblicamente durante la festa di Liberazione di Quartu del 23 agosto, Giuseppe Casu sarebbe stato afferrato per un braccio e scaraventato a terra con modi piuttosto energici. Le forze dell'ordine avrebbero agito sotto lo sguardo del personale medico. Qualcuno avrebbe poi notato una mano di Casu visibilmente gonfia e violacea. In seguito all'arresto, il quartese è stato trasportato all'ospedale cagliaritano e qui legato mani e piedi al letto di contenzione sino al giorno della morte, per sette giorni consecutivi.
Un'inchiesta interna dell'Azienda sanitaria sollecitata dall'Associazione sarda per la riforma psichiatrica, ha riconosciuto che la contenzione «è stata effettuata per un periodo eccezionalmente lungo» e che per questo non poteva essere giustificata. Per di più, oltre ad essere legato, il paziente era stato sottoposto anche a trattamento farmacologico. La commissione della Asl ha ritenuto «non accettabile sotto il profilo clinico, oltre che etico, un così prolungato provvedimento di contenzione fisica in assenza di tentativi finalizzati alla sua interruzione» e ha accertato un «approccio clinico insufficiente». Cioè a Casu non sono stati effettuati i consueti esami per valutare le sue condizioni di salute generali. La conclusione della Commissione è che sarà «accelerato il processo di cambiamento di organizzazione, dell'operatività e dei protocolli terapeutici in uso nel reparto di psichiatria». Nei documenti della Asl resi pubblici però non si stabiliscono rapporti di causa-effetto tra la contenzione e la morte del paziente e non si fanno riferimenti diretti ai responsabili del trattamento «ingiustificato».
Subito dopo la morte di Casu si è costituito un Comitato di cittadini che esige «verità e giustizia» sulla vicenda: «Il trattamento obbligatorio è stato effettuato per motivi di ordine pubblico e inquadrato nella politica di ripristino della legalità attuata dal Comune per l'allontanamento di ambulanti abusivi, o piuttosto è un provvedimento urgente per motivi sanitari?», chiede Francesca Ziccheddu. «Non bisogna dimenticare che il comune di Quartu ha dichiarato una guerra agli ambulanti senza licenza», aggiunge Ugo Atzori. «Se ne è in possesso, il Comune produca gli atti che giustificherebbero il provvedimento subito dal signor Casu», interviene Riccardo Combet.
La discussione è quindi approdata in consiglio comunale con un'interrogazione del capogruppo di Rifondazione Giuseppe Stocchino che chiede, tra l'altro, «se da parte dei dirigenti del corpo di Polizia municipale ci sia stata un'inchiesta sull'accaduto, e se sia possibile venirne a conoscenza». Il vicesindaco Lai, nel ricordare che a carico di Casu i vigili avevano emesso numerose multe, sempre pagate, risponde che la dirigente della polizia municipale «non ha ritenuto allora, né ritiene ancora oggi necessario, avviare alcuna inchiesta sull'accaduto», perché «la linearità, la chiarezza degli eventi nella loro successione» non lo richiede. In merito è intervenuto anche il presidente della Commissione Diritti civili del Consiglio regionale, Paolo Pisu, che ha richiesto chiarimenti all'assessore regionale alla Sanità: «Nella vicenda di Casu non sono stati rispettati i più elementari diritti civili e umani, usando la forza e metodi di ospitalità in ospedale fuorilegge, in più ritengo che a Quartu ci si stia avvitando in una situazione di ordinanze facili».
Casu, comunista storico, iscritto prima al Pci e poi a Rifondazione, è ricordato dallo stesso Stocchino come un ambulante anomalo «molto spesso abbandonava la bancarella per fare altro», e sicuramente come una persona non violenta.