Colpo di scena in Tribunale, l'ennesimo di un processo cominciato oltre due anni fa su un caso delicatissimo: la morte dell'ambulante quartese Giuseppe Casu, spirato al Santissima Trinità il 22 giugno 2006 dopo sei giorni di ricovero in Psichiatria in seguito a un trattamento sanitario obbligatorio.
Ieri mattina il giudice Simone Nespoli non ha dato la parola al pubblico ministero per la requisitoria, com'era previsto da tempo, ma ha deciso, con sorpresa di tutti, di riaprire l'istruttoria dibattimentale: per il 27 gennaio ha riconvocato in Tribunale i periti ai quali porrà un nuovo quesito.
«Il giudice ha necessità di un supplemento istruttorio», ha spiegato Nespoli in aula, «le ragioni dipendono dall'andamento del processo che si è concentrato su alcune circostanze (il fatto che il paziente sia rimasto per sei giorni legato al letto) mentre gli esiti della perizia hanno spostato l'attenzione su altre circostanze (Casu sarebbe stato ucciso da un farmaco, l'aloperidolo)».
In gennaio il giudice conferirà un nuovo incarico ai periti ma si tratta di un'attività molto limitata, sul nesso causale tra il trattamento farmacologico e la morte. Il giudice ha dichiarato di essere stato fino all'ultimo in dubbio sul supplemento istruttorio.
Appuntamento, dunque, al prossimo anno per la fine di un processo che vede sul banco degli imputati, con l'accusa di omicidio aggravato dalla colpa cosciente, l'ex primario di Psichiatria Gian Paolo Turri e la sua collega del Santissima Trinità Maria Cantone.
Quattro anni fa la morte improvvisa di Giuseppe Casu aveva convinto i familiari a presentare un esposto in Procura mentre il Parlamento veniva investito della questione con diverse interrogazioni. All'epoca al centro della polemica c'era la lunghissima contenzione al letto del paziente ricoverato con un trattamento sanitario obbligatorio. Il pm aveva ordinato il sequestro dei pezzi anatomici del paziente per verificare le cause della morte ma i consulenti del pm si erano accorti che quelli non erano i reperti di Casu: la boccetta era stata scambiata e i resti dell'ambulante distrutti. Per questo il primario di Anatomia patologica del Santissima Trinità Antonio Maccioni è sotto processo - insieme al tecnico Stefano Esu - per soppressione di parti di cadavere, frode processuale, favoreggiamento, falso. Intanto Turri, la Cantoni e altri cinque psichiatri dovranno difendersi da una nuova accusa: sequestro di persona.