E' arrivato puntuale il aula, accompagnato dagli avvocati difensori Luigi Concas e Antonio De Toni, per l'apertura del processo che lo vede alla sbarra con accuse pesantissime. Antonio Maccioni, primario di Anatomia patologica del Santissima Trinità, poco dopo le 10 di ieri, è comparso davanti al giudice monocratico Giampiero Sanna, per rispondere di soppressione di parti di cadavere, frode processuale, favoreggiamento, falso materiale e ideologico. E' implicato nel filone bis dell'inchiesta sulla morte di Giuseppe Casu, l'ambulante di Quartu deceduto dopo un ricovero forzato: tenuto legato (in contenzione) per una settimana nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell'ospedale di Is Mirrionis venne fulminato da una trombo embolia.
Il processo. Quella di ieri è stata un udienza lampo, pochi minuti appena, necessaria per completare i preliminari tecnici: la lista dei testimoni e dei consulenti chiamati da ciascuna delle parti e le richieste d'esame dei legali di parte civile e della difesa. Non era presente il coimputato Stefano Esu, coordinatore di Anatomia patologica, difeso dall'avvocato Pier Luigi Rau. Terminata l'udienza di transizione, il giudice ha aggiornato il processo al 24 aprile, prima vera tappa del dibattimento: verranno sentiti otto testimoni del pubblico ministero Giangiacomo Pilia ( gli stessi che hanno già deposto al processo contro il primario di psichiatria Gian Paolo Turri e la psichiatra Maria Rosaria Cantone, accusati di omicidio colposo).
La vicenda. Il 16 maggio dell'anno scorso, il primario Anotonio Maccioni era stato arrestato ( ai domiciliari ) dal gipo Daniela Amato, dopo l'avvio delle indagini della Procura sulla misteriosa scomparsa dei reperti autoptici dell'ambulante deceduto. La tesi dell'accusa, tutta ancora da dimostrare, è che i campioni siano stati scambiati per favorire gli altri due medici accusati della morte di Casu. Nel dicembre 2006, secondo la Procura, il contenitore numero 13 che custodiva le parti anatomiche prelevate dal paziente durante l'autopsia sarebbe stato conservato con la scritta:"Non eliminare: a disposizione dell'autorità giudiziaria". Il 31 gennaio 2007, quando la polizia giudiziaria ha sequestrato il barattolo, il mistero sulla morte dell'ambulante si è tinto di giallo: nel contenitore non c'erano più i reperti di Casu, bensì quelli di un altro paziente morto sempre per tromboembolia ( esattamente come il commerciante ), ma dovuta ad un tumore. Qualcuno, secondo gli investigatori, tra dicembre e gennaio avrebbe sostituito le parti anatomiche dall'interno del contenitore, facendo scomparire quelle dell'ambulante quartese. Per quei fatti, il 16 dicembre scorso, il Gup Roberta Malavasi ha deciso madare a processo Antonio Maccioni e Stefano Esu.